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Targa automobilistica: le origini e tutte le curiosità

Targa Automobilistica
Il 14 agosto 1893 nasce la targa automobilistica. Una data molto precoce se si considera che la prima automobile è stata brevettata solo sette anni prima.

14 agosto, state per partire per il sospirato ponte. Con quale mezzo di trasporto? La vostra auto. L’automobile è un bene mobile registrato. Da cosa viene indicata questa registrazione? Dalla targa automobilistica. Quindi abbiamo: 14 agosto = targa automobilistica.

Targa automobilistica: la data di nascita

Potrebbe sembrare un collegamento molto forzato, invece esiste un punto d’incontro concreto fra questi due elementi. Infatti il 14 agosto 1893 nacque, per così dire, la targa per gli autoveicoli. Una data molto precoce se si considera che la prima automobile in senso moderno era stata brevettata solo sette anni prima (la Patent Motorwagen di Karl Benz). Fu la Francia ad inaugurare questa procedura. Quel giorno di piena estate la Polizia di Parigi emise un’ordinanza che introduceva appunto la registrazione di questi mezzi; l’obbligo era tuttavia solo per le auto pubbliche.

La prima targa automobilistica in Italia

La Germania non si fece attendere troppo e seguì a ruota nel 1896. L’Italia evidentemente sentiva già che avrebbe dato vita alle automobili più prestigiose del mondo e quindi fin dal 1898 la targa fece la sua comparsa nel regolamento per la circolazione delle “vetture automobili” del Comune di Milano. Negli Usa il primo Stato a muoversi fu New York, nel 1901.

Poiché ogni nazione ha avuto le sue regole e consuetudini, restiamo in casa nostra e soffermiamoci sull’evoluzione delle targhe automobilistiche italiane. Milano, nel bene e nel male, ha sempre anticipato le tendenze che si sarebbero poi affermate nel resto del Paese. Quindi il regolamento meneghino venne essenzialmente preso a modello dal Governo di Roma. Il 28 agosto 1901 un regio decreto emanava il “Regolamento per la circolazione delle vetture automobili sulle strade ordinarie”. Lo possiamo considerare a tutti gli effetti il primo codice della strada italiano.

In esso si prescriveva che il proprietario del veicolo aveva il compito di realizzare a proprie spese la Targa automobilistica. Questa doveva essere fabbricata in metallo; doveva riportare il nome della Provincia di appartenenza e il numero della licenza rilasciata dalla Prefettura. Oggi ne vengono conservati ancora due esemplari: il Museo dell’automobile di Torino ha la targa “GENOVA 83”, mentre il Museo della scienza e della tecnica di Milano custodisce “PADOVA 2”.

1905: le targhe diventano numeriche

La lungimiranza non è mai stata una caratteristica dominante della nostra burocrazia. Quindi ben presto ci si rese conto che due sole cifre per indicare la licenza si sarebbero esaurite in fretta. Nel 1905 le targhe diventarono solo numeriche. Le prime due cifre indicavano il codice della Provincia di appartenenza, attribuito secondo l’ordine alfabetico; all’epoca le province erano 69. Alessandria era la numero 1, Milano 38, Napoli 40, Roma 55, Torino 63.

Le successive cinque cifre riportavano il numero di licenza: per un po’ furono a posto. Poiché la realizzazione fisica della targa era ancora compito del proprietario del veicolo, dominava la fantasia. Il Touring Club regalava ai suoi soci una targa in porcellana; altri verniciavano o incidevano i numeri sul radiatore.

Nel 1927 Mussolini creò ben 17 nuove province, allora il sistema entrò in crisi. Il duce quindi spazzò via i codici numerici e introdusse le sigle provinciali a due lettere, a cui seguiva un numero progressivo a quattro cifre; unica eccezione Roma, scritta per intero. La scritta era sempre bianca su sfondo nero. Quando in una Provincia si raggiungeva la targa 10.000, nella targa posteriore, quadrata, la prima cifra andava accanto alla sigla. A 100.000 saliva anche la seconda cifra. E a un milione? Ci arriviamo fra poco.

Questo sistema restò in uso con poche differenze fino agli anni Settanta. Contemporaneamente la gestione delle licenze passò dalle prefetture al neonato Pubblico registro automobilistico, cioè il famigerato Pra, gestito dall’Automobile Club Italiano, l’Aci, che però in quel periodo era Regio. Sulle targhe, tra la sigla provinciale e il numero, era inserito il simbolo del fascio littorio. Dopo la guerra ovviamente venne subito eliminato. Nel 1948, in seguito alla promulgazione della Costituzione repubblicana, venne impresso il simbolo della Repubblica, una stella a cinque punte circondata da una ghirlanda.

1963: la plastica prende il posto del metallo

Nel 1963 la plastica prese il posto del metallo. Tuttavia c’erano dei problemi. Le alte temperature prodotte dal vicino motore causavano spesso lo scioglimento della targa. Parlavamo prima del milione di targhe. In questo caso il numero restava sempre a cinque cifre, ma veniva preceduto da una lettera. La prima Provincia a superare questo traguardo, neanche a dirlo, fu Milano. Era il 1965.

La prima Targa automobilistica col nuovo codice fu un’Alfa Romeo: una Giulia targata MI A00000. Venne allestita una cerimonia ufficiale dell’immatricolazione, il 7 aprile, alla presenza di Giuseppe Luraghi, il miglior presidente dell’Alfa dopo Ugo Gobbato. In giro circola ancora una foto dell’evento. Ma circola anche una foto scattata sempre in quell’occasione, però decisamente dissacrante, ideata da un fotografo geniale. Se in quella targa graficamente considerate lo zero come la lettera O, otterrete una Giulia miagolante. Ecco allora la foto con un gatto appollaiato sul bagagliaio, accanto alla targa dove, nella prima riga, si leggeva “MIA0”. Era il gatto, appunto.

Nel 1976 la sigla della Provincia diventa arancione e cominciano a vedersi targhe di forma rettangolare ad una sola riga. Nel 1985 si torna ad usare il metallo e la scritta diventa nera su fondo bianco. Con l’esaurirsi delle numerazioni, la lettera viene spostata in fondo. Per Roma fu necessario usare anche un numero dopo la sigla, poi una lettera e quattro cifre. Quindi ROMA 1A0000. Milano andò ancora oltre, furono necessari due numeri prima della lettera: MI 10A000.

1994: sparisce la sigla provinciale

E arriviamo al 1994. Bruttissima rivoluzione, sparisce la sigla provinciale. C’è solo un codice seriale formato da due lettere, tre numeri e due lettere, sempre nere su fondo bianco. Le proteste furono molte, le targhe “apolidi” non piacevano a nessuno. Allora nel 1999 si arrivò alla forma in vigore ancora oggi, che prevede due fasce verticali ai lati con fondo blu: a sinistra la sigla della nazione sotto il simbolo dell’Unione europea, a destra la sigla provinciale e sopra, a volte, l’anno d’immatricolazione. Meglio che niente.

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