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Silvio De Rossi

Sono un blogger, anche un po’ giornalista, ma più blogger. Polemico, molto polemico, troppo polemico. Mancato scrittore, mancato tennista, mancato pallanotista. Ma direi che sto bene così. Anzi ci sto anche piuttosto largo… In passato ero bravo in matematica, ma avendo da poco superato i dieci anni nessun commercialista mi ha offerto un contratto serio. Abbandonati i numeri mi sono buttato sul ping pong (lo so, si chiama tennis tavolo) nel corso delle medie. Al liceo artistico ho deciso che sarei diventato un pittore cubista, ma dieci minuti dopo ho capito che prima di un pittore cubista uno deve diventare un pittore e basta. Ho tradito le tempera a olio per un tecnigrafo. Ho tirato tante righe da diventare un architetto d’interni. Poi sono arrivati il pallone e i campetti di periferia. I primi pezzi su un giornalino di provincia. Poi la C2, la B e finalmente la A. Ho capito che il calcio poteva essere un divertimento e un lavoro. È diventato un lavoro divertente. È stato il tempo di Datasport, di Mediavideo e Televideo Rai. Poi ho sentito la parola “blog” e devo avere fatto una faccia molto buffa. La stessa che mi capita di vedere quando la parola “blog” la pronuncio io. Ma le cose cambiano. Le cose cambiano…

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