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Giorgetto Giugiaro: geniale creatività

giorgetto giugiaro
Giorgetto Giugiaro, uno dei designer più importanti e influenti del XX e XXI secolo. Il 7 agosto 2018 compie 80 anni. Ecco la sua storia.

Guidate l’automobile, viaggiate in treno, mangiate la pasta, vi appassiona la fotografia? Allora è molto probabile che prima o poi vi siate imbattuti in un oggetto la cui forma è stata ideata da Giorgetto Giugiaro, uno dei designer più importanti e influenti del XX e XXI secolo. Il 7 agosto compie gli anni e la sua creatività è più vivace che mai. Ripercorriamo la sua strabiliante carriera attraverso questo sintetico ritratto. Fonte principale di questa ricerca è il libro di Paolo Balmas, “Giorgetto Giugiaro” (edito da Testo&Immagine, collana Universale di architettura, Torino, 2000).

Giorgetto Giugiaro

GIORGETTO GIUGIARO

Giorgetto non è un diminutivo poco rispettoso per un signore anziano: è proprio il suo nome di battesimo. Piemontese, è nato in provincia di Cuneo, a Garessio, il 7 agosto 1938. Il disegno è materia di famiglia, infatti il padre e il nonno sono pittori, mentre la madre confeziona vestiti. Nel 1952 si trasferisce a Torino (ospite di una zia), dove alterna gli studi all’Accademia delle belle arti alle scuole serali di disegno tecnico. Frequenta anche i corsi di un famoso illustratore dell’epoca, Eugenio Colmo detto Golia.

PRIMO CONTATTO, DANTE GIACOSA RESTA AFFASCINATO

Nella vita accade spesso che per riconoscere il talento sia necessario a volte l’intervento di chi il talento lo possiede. E contano anche le relazioni. Nel 1955 Golia espone in una mostra, come ogni anno, una selezione dei migliori lavori creati dai propri allievi, fra cui alcune tavole del giovane Giugiaro. Alla mostra Golia invita anche un suo parente indiretto, Dante Giacosa. Sì, proprio quel Giacosa, il capo dei progettisti della Fiat, il creatore di 500 Topolino, 600, Nuova 500 e 850.

Giacosa riconosce subito il potenziale del ragazzo e lo propone per un colloquio di assunzione alla Fiat. In seguito Giugiaro dirà che quel colloquio non fu per niente facile. Quindi quel giovane ancora minorenne si trova a lavorare nell’ufficio studi stilistici vetture speciali della più importante azienda automobilistica italiana, diretto da Fabio Luigi Rapi. Giugiaro quindi si è fatto trovare al posto giusto nel momento giusto all’appuntamento con l’occasione della vita. Ma se quelle tavole che hanno colpito Giacosa non avessero espresso un talento autentico, al massimo sarebbe rimasto uno dei tanti oscuri disegnatori della Fiat; forse nemmeno ci sarebbe entrato. Invece sono state la sua capacità e le sue intuizioni geniali a creare quel Giugiaro che oggi tutto il mondo conosce.

Il compito principale di Giugiaro alla Fiat era disegnare bozzetti di automobili. Nell’ufficio di Rapi il giovane designer in essere affinerà la propria conoscenza specifica del mondo dell’automobile. Per inciso, qui conosce anche una collega disegnatrice, pure lei molto giovane: Maria Teresa Serra. Nel 1963 diventerà sua moglie. Da questa unione nasceranno Fabrizio e Laura. Fabrizio Giugiaro ha seguito le orme del padre. Ma lo ritroveremo fra alcune righe. Negli anni della Fiat Giugiaro incontrerà anche Aldo Mantovani, ingegnere che sarebbe diventato col tempo suo socio e uno dei migliori amici. L’ambiente piuttosto chiuso della Fiat di quell’epoca non era l’ideale per uno spirito intraprendente come quello di Giorgetto Giugiaro. Così nel 1959 lascia il colosso di Mirafiori. Ma resta a Torino.

L’INCONTRO CON BERTONE

Giorgetto chiede un appuntamento con Nuccio Bertone tramite un amico. Ma anche qui ciò che conta è la sostanza. Il grande carrozziere resta colpito, come Giacosa qualche anno prima, dalle tavole dal taglio moderno e precursore dei tempi che quel giovane gli presenta.

Tuttavia Giugiaro è ambizioso, conosce le proprie capacità e non si accontenta di un semplice lavoro, vuole responsabilità importanti. Bertone allora lo mette alla prova. In quel periodo sta trattando una commessa con l’Alfa Romeo per disegnare la prossima 2000 Sprint; quindi sottopone al giovane rampante gli schemi tecnici della vettura. Ci vuole un genio per riconoscere un genio; Giacosa se n’era accorto ma la macchina burocratica della Fiat era troppo corazzata anche per lui, che pure vi ricopriva una carica di primo piano.

Bertone invece, pur essendo già uno dei più importanti carrozzieri del mondo, ragiona ancora con la logica e l’istinto dell’artista. E allora affida la responsabilità di sviluppare l’Alfa Romeo 2000 Sprint a quel ragazzo così brillante. Giorgetto Giugiaro a soli 21 anni diventa il direttore dell’ufficio stile prototipi della Bertone.

Il rapporto tra Giugiaro e Nuccio Bertone diventa molto stretto. Il giovane designer lavora come un forsennato; il grande imprenditore gli concede un privilegio fino a quel momento unico: il diritto di firmare i bozzetti dei nuovi modelli. Giugiaro lavorerà alla Bertone per 6 anni. Fra le auto più importanti da lui disegnate in questo periodo dopo la 2000 Sprint ricordiamo: Ferrari 250 GT Bertone; Aston Martin DB4 Jet; Alfa Romeo Giulia GT; Fiat 850 Spider; Fiat Dino Coupé.

A proposito della Giulia GT, un capolavoro che ancora oggi, dopo 55 anni dall’uscita, suscita ammirazione, va sottolineato che Giugiaro la progettò mentre svolgeva il servizio militare di leva, lavorando ai disegni durante le libere uscite in un appartamentino che Bertone gli aveva affittato a Bra, dove il carrozziere era riuscito a farlo trasferire dopo il periodo di addestramento. Il genio emerge soprattutto nelle condizioni più difficili.

IL PERIODO CON LA GHIA

Abbiamo detto che Giugiaro è ambizioso? Siamo nel 1965, il suo nome e le sue doti circolano già da un po’ nell’ambiente. A Torino opera un’altra primaria carrozzeria italiana, la Ghia. Questa gli offre il ruolo di direttore del centro stile e progetti. Per quanto riconoscente a Bertone, Giorgetto non può rifiutare un’offerta così allettante. Sarà un periodo breve, due anni, durante i quali il giovane designer (non ha ancora trent’anni) estrarrà dal cilindro, tutte uscite nel 1966, cosettine come la Maserati Ghibli, la De Tomaso Mangusta e anche un prototipo molto avveniristico, talmente avanti nel tempo che non era possibile produrlo in quel periodo: la Fiat 850 Vanessa.

Questa vettura era lo studio per un’auto da città il cui stile era pensato appositamente per le donne che guidavano, in particolare nei raffinatissimi interni. Troppo avanti. Osservandola di profilo notiamo già quello stile che da lì a poco sarebbe diventato il tipico marchio di fabbrica della matita di Giugiaro: carrozzeria a due volumi con ampio portellone e coda tronca, cofano anteriore dalla presenza importante, linee decise; il tutto però contenuto in dimensioni compatte.

In altri termini, il futuro dell’auto a larga diffusione. Sempre osservando quel profilo, non intravedete un embrione della prima Golf? Una forma, in particolare nella coda e nei fanali, che deve avere tremendamente ispirato il giovanissimo e sfortunato Pio Manzù nel disegno della Fiat 127 (morì nel 1971 in un incidente stradale proprio poco prima che uscisse il modello). In rete circolano ancora alcune foto della 850 Vanessa. Sono illuminanti.

Volkswagen Golf

Ma l’avventura alla Ghia non può durare. L’azienda viene acquisita da Alejandro De Tomaso, il quale ne stravolge completamente l’assetto. Giugiaro perde l’autonomia che gli avevano garantito al momento dell’ingaggio.

LA GRANDE AVVENTURA: NASCE ITALDESIGN

Forse abbiamo già scritto che Giorgetto Giugiaro è ambizioso. E’ il 1967, il designer è nel pieno delle sue energie, ha solo 30 anni, però ha già acquisito una vasta esperienza di alto livello. Si sente pronto, sa che i tempi sono maturi per tentare il gran salto: mettersi in proprio. Allora chiama il suo amico Aldo Mantovani e insieme ad altri soci fonda a Torino la Ital Styling. Un allenamento per quello che si rivelerà il colpo grosso, solo un anno più tardi. Infatti Giugiaro, Mantovani e un numero un po’ più ampio di altri soci fondano il 13 febbraio 1968 la Italdesign. Giugiaro è la mente dello stile, Mantovani sovrintende all’aspetto puramente ingegneristico.

Alfa Romeo Iguana

Alfa Romeo Iguana

Ormai la creatività di Giugiaro è libera di espandersi senza freni. Sforna un capolavoro dopo l’altro. Se si scorre l’elenco dei modelli dal maggior successo commerciale fra gli anni ’70 e ’80, si nota che sono parecchi quelli firmati dalla Italdesign. Dopo un “riscaldamento” di tutto rispetto come il concept Alfa Romeo 33 Iguana, arriva la prima commessa pesante: l’Alfa Romeo Alfasud, una vettura che avrebbe inaugurato un corso del tutto nuovo per la casa milanese: la prima trazione anteriore, il primo modello prodotto nella fabbrica di Pomigliano d’Arco.

Alfa Romeo Alfasud

Le linee dell’Alfasud sono un’estensione dello spirito di Giugiaro, una firma in lamiera. I tratti sono quelli citati a proposito della Vanessa: coda tronca, due volumi. La differenza è data in questo caso dalla morbidezza degli angoli e dal cofano molto lungo. Sarà l’Alfa più venduta della storia.

L’espansione della Italdesign Giugiaro è molto rapida, nel 1974 viene completato lo stabilimento di Moncalieri, ancora oggi sede dell’azienda. Ricordiamo fra le auto di quel periodo, una fra tante, l’Alfetta GT. E proprio quell’anno esce un altro colpo da maestro: la Volkswagen Golf. Linee più squadrate, nervose e moderne, trazione e motore anteriori.

Una rivoluzione di cui la casa di Wolfsburg aveva un bisogno disperato, perché i tentativi precedenti di sostituire il leggendario Maggiolino erano andati a vuoto. Progettare l’erede dell’auto più venduta di tutti i tempi avrebbe fatto tremare mani ben più esperte. Ma la matita di Giorgetto Giugiaro vola sulla carta senza incertezze, salda e leggera come una piuma. Risultato: 6 milioni di esemplari venduti in nove anni. La base per gli oltre 30 del modello comprendente le generazioni successive, disegnate da altri ma sulla comoda strada tracciata dall’artista piemontese, ormai un maestro universalmente riconosciuto.

Giugiaro è una star. La Fiat a quel punto si accorge di lui e gli commissiona la Lancia Delta che uscirà nel 1979. Neanche a dirlo, fa sfracelli. Per essere un modello di fascia medio-alta, oltre cinquecentomila esemplari in 14 anni di produzione (design praticamente immutato) sono quasi un record.

Fiat Panda

Ma la Delta era solo la prova generale. Giugiaro ha una bacchetta magica o il dono di re Mida: trasforma in oro tutto ciò che tocca. Allora perché non affidargli il disegno della vera erede della 500? Vera erede, perché la 126 aveva totalmente fallito in quel compito. Cosa ti tira fuori Giorgetto? La Fiat Panda. Qualcuno potrebbe pensare che disegnare un’auto di fascia economica sia facile. Errore colossale. Una supercar dai prezzi principeschi trova sempre i suoi acquirenti, anche se è brutta, perché a quel livello è più che altro una questione di esibire la propria ricchezza. E bastano pochi clienti di quel tipo per raggiungere l’obiettivo del costruttore.

Ma disegnare un’auto tenendo conto di strettissimi vincoli di costo produttivo per mantenere molto basso il prezzo d’acquisto, riuscendo però a catturare il favore di una vasta platea di acquirenti, è un’impresa da mal di testa. Nessun problema, la testa di Giugiaro è piena di soluzioni per ogni tipo di sfida: 23 anni di produzione dal 1980, oltre 5 milioni di esemplari, una parte impressionante dei quali circola ancora.

In Fiat ora sono innamorati di Giorgetto e gli affidano la madre di tutte le commissioni, dal loro punto di vista: il modello che deve sostituire la 127, l’emblema dell’utilitaria, il cuore stesso dell’azienda. Nulla di più facile, per lui. Signori, fate largo alla Fiat Uno. Un altro punto di rottura col passato, la regina dell’abitabilità in dimensioni ultracontenute, una linea originale, diversa da tutto ciò che era venuto prima. La firma di Giugiaro, appunto. Altri tre milioni in sei anni, per la sola prima serie.

Fiat Uno

Telefonata da corso Marconi: “Giorgetto, già che ci sei, ci disegni il rimpiazzo della Uno?” Risposta da Moncalieri: “Eccola, vi piace?”. La Fiat Punto esce nel 1993 e solo in questi mesi ha terminato la sua produzione, dopo ben 25 anni.

Giugiaro è ormai il re indiscusso del design automobilistico. Potrebbe anche ritirarsi, ma la sua creatività è inarrestabile. Apre la Giugiaro Design perché vuole sempre sfide nuove. Nel frattempo l’Italdesign corre come un treno. Già, un treno. Come la terza serie del Pendolino, l’ETR 460 per Fiat Ferroviaria, entrato in esercizio nel 1994.
Gli amanti della fotografia subacquea ricorderanno certamente la Nikon RS del 1992, un’altra creazione “giugiariana”. E all’estremo opposto, un tipo di pasta. Sì, perché qualche anno prima, nel 1983, la Voiello gli ha commissionato le Marille, una qualità speciale di rigatoni che tengono meglio il sugo.

Fabrizio Giugiaro

In tutti questi anni il figlio di Giorgetto, Fabrizio Giugiaro, nato nel 1965, ha seguito affascinato la strada tracciata da suo padre, respirando fin da bambino l’aria della creatività nel design. Nel 1991 entra ufficialmente nella Italdesign a tempo pieno, dirigendo la ricerca nel reparto auto. La sua giovane età porta con sé il vento dell’accelerazione tecnologica. Fabrizio si applica con passione alla nuova frontiera dei materiali compositi e delle nuove forme di propulsione. Nel corso degli anni assumerà ruoli sempre più importanti, fino ad affiancare il padre nella direzione dell’azienda stessa.

VITA NUOVA – LA GFG STYLE

Nel 2010 è il momento di un’altra svolta profonda. La Italdesign, nonostante i successi, non ha dimensioni strutturali sufficienti a sostenere i contraccolpi delle recenti tempeste economiche e finanziarie mondiali. Servono spalle molto forti. Allora Giorgetto Giugiaro decide di vendere l’azienda al Gruppo Volkswagen, per salvaguardare il futuro dei quasi mille dipendenti. Nel 2015 Giorgetto e Fabrizio lasciano anche personalmente la Italdesign. Il loro bilancio? Oltre 60 milioni di veicoli in circolazione nel mondo portano quella firma. Non male, proprio no.

Si volta pagina. Giorgetto Giugiaro si avvicina all’ottantina. Pensione? Ma figuriamoci. Fondiamo invece una nuova azienda di design. E’ il 2016. Sempre a Moncalieri padre e figlio danno vita alla GFG Style. Una caramella a chi indovina il significato della sigla. Giorgetto è il presidente, Fabrizio l’amministratore delegato. Si occupano del primo amore di entrambi, l’automobile. Lo stile e la creatività associati alle tecnologie più innovative.

GFG Sibylla

Il primo progetto importante è del 2017, la supercar ibrida Ren, progettata per la casa cinese Techrules. E’ un’ibrida un po’ particolare. Infatti la propulsione è completamente elettrica (1.305 cavalli) ma le batterie vengono ricaricate da una turbina alimentata da un serbatoio da 80 litri di gasolio. Il design è quanto di più avveniristico possa esserci (e i posti nell’abitacolo sono tre).

GFG Sibylla

Siamo ad oggi. Vediamo un po’, cosa ci si può regalare quando si compiono 80 anni? Una cravatta? No, meglio un’altra supercar spaziale. Un concept per un domani ardito. In collaborazione con un’altra azienda cinese, la Envision, ecco Sibylla, una berlina elettrica a quattro posti. Il nome è un tributo alla madre di Giorgetto, Maria Sibilla.

GFG Techrules REN

Lo stile richiama gli aggressivi concept degli anni Settanta. Ma la tecnologia è tutta rivolta verso il futuro. Una batteria da 75 kWh può collegarsi alla rete elettrica locale e immettere energia nel sistema quando è necessario. Giorgetto Giugiaro compie 80 anni. La sua vita comincia oggi.

[Foto di Roberto Speranza e da comunicati stampa]

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