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Clubhouse, come funziona il social network dei messaggi vocali

Una nuova piattaforma social tutta dedicata agli audio e organizzata in stanze tematiche sta spopolando anche in Italia. Niente video, niente immagini, niente testo. Si basa solo sulle stanze sonore. Si chiama Clubhouse. Ed è una piattaforma live, solo audio, dove le persone si riuniscono per discutere una varietà di argomenti.

Non ci sono commenti o messaggi scritti. Tutta l’interazione è basata sulla voce e nulla viene registrato. A differenza dei più famosi Facebook, Instagram e Twitter, l’unico contenuto fruibile sono dunque tracce sonore, un enorme contenitore di podcast. Per aderire bisogna avere almeno 18 anni e possedere un iPhone.

Fondata lo scorso marzo dall’imprenditore Paul Davison e dall’ex ingegnere Google Rohan Seth, vanta già due milioni di iscritti e una valutazione di mercato superiore al miliardo di dollari. Al momento è disponibile solo per iOS.

E il suo successo è merito anche dell’ultima iniezione di capitale del ricco fondo d’investimento di Andreessen Horowitz, tra i primi a credere nel progetto. Altri 100 milioni di dollari per stimolare la crescita di quella che negli Usa è considerata la piattaforma del momento. Tra le celebrities a stelle e strisce che l’hanno già scaricata, la regina dei talk show Oprah Winfrey, il cantante Drake, i comici Kevin Hart e Chris Rock e l’attore Ashton Kutcher.

Del resto Clubhouse si distingue infatti dai colossi del settore per la sua principale peculiarità: l’impiego esclusivo della voce per comunicare con gli altri utenti. Una caratteristica vincente, ai tempi della pandemia.

Ma come funziona Clubhouse

Le chat vocali sono organizzate in base a temi di interesse comuni come politica o tecnologia. E’ l’algoritmo del social a indicarci quali potrebbero essere più adatte a noi.

Ed un ruolo centrale nel funzionamento dell’app lo giocano proprio i club (da qui il nome di Clubhouse), ossia gruppi di utenti accomunati da un medesimo interesse. Ne esistono già di tutti i tipi e sono categorizzati per macroaree.

E non c’è rischio di incappare in contenuti poco pertinenti. Già al momento dell’iscrizione, infatti, l’utente viene invitato a selezionare gli argomenti di proprio gradimento così da consentire al sistema di confezionare una homepage “su misura”.

Una volta “in stanza” si possono ascoltare conversazioni e inviare le proprie riflessioni registrate; tutti file audio che non possono (per ragioni di privacy) essere condivisi o scaricati. Il fronte pubblicitario, invece, è ancora work in progress. Ma c’è da credere che con l’aumentare esponenziale degli utenti, anche le idee per la monetizzazione arriveranno.

Tutte le stanze prevedono la presenza di un moderatore che ha facoltà di dare o togliere voce ai singoli partecipanti. Una figura cruciale per evitare fastidiose sovrapposizioni negli incontri più affollati. Le interazioni si svolgono infatti in tempo reale e a microfono aperto.

Solo per iOS ma arriverà per Android

La app dichiara due milioni di utenti iscritti. E, come anticipato, per il momento, il social è ancora in fase beta ed è disponibile solo sui dispositivi Apple, su invito da parte di qualche iscritto. Un’app per Android è in via di sviluppo anche se non si sa quando verrà pubblicata sul Play Store.

In conclusione su Clubhouse

Una nota di colore. Clubhouse ha un’icona “discutibile”: si tratta di una foto di una persona. Gli iscritti al momento su Clubhouse sono quasi solo giornalisti, imprenditori, influencer o persone del marketing. Questo significa che ci sono tanti pareri importanti e autorevoli, ma che manca ancora una base più ampia e variegata di pubblico per capire che direzione potrebbe intraprendere. Fra tutte le prospettive interessanti è che Clubhouse possa diventare un’alternativa valida alla radio, piuttosto che un’alternativa ai podcast o ad altri social network “classici”.

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