influencer marketing
Sarà anacronistico parlarne a fine 2018, ma credo sia ancora oggi un argomento caldo. Il punto è questo: fare il blogger è un lavoro. Dopo aver analizzato in maniera approfondita i numeri del matrimonio tra Fedez e Chiara Ferragni ho riflettuto a lungo.
Oltre 20 milioni di persone coinvolte su Instagram e circa 1 miliardo di views (leggi everyeye.it) sulle IG Stories. Si parla di un bacino d’utenza oceanico. Numeri monstre che avrebbe fatto fatica a raggiungere anche Barack Obama, sempre stato molto attivo sui social. Pensate che alla elezione del suo secondo mandato il tweet dell’abbraccio con la moglie Michelle raggiunse (“solo”) 900mila retweet (eccolo).
Sapete che valore ha generato per i brand il matrimonio della Ferragni? Su Repubblica.it trovate un articolo utile per capire quanto un evento possa spostare gli equilibri se condiviso in modo corretto sui social. Ma non ho finito.
Ho riflettuto su come una persona qualsiasi possa raggiungere migliaia di persone grazie al proprio smartphone. Basta avere una strategia e dare continuità al proprio lavoro. E’ proprio questo che mi ha spinto a intraprendere la strada della blogosfera nel 2006.
Sono oltre dieci anni che faccio questo lavoro (perché di lavoro si tratta), ma ancora oggi il percepito è vago e fumoso. Anche tra gli addetti ai lavori. Non a caso l’infinita guerra fredda tra giornalisti e blogger (con i primi terrorizzati di perdere il proprio status di privilegiati per colpa dei secondi) è ancora in corso.
Per questo motivo credo sia giusto sottolineare un punto chiave: il giornalista fa informazione. Il blogger (vogliamo chiamarlo influencer?) fa comunicazione. L’influencer non ha una redazione alle spalle, non ha un direttore e neanche un editore. L’influencer non ha uno stipendio e per questo motivo pianifica la strategia pubblicitaria che preferisce su sito/blog e propri social network.
Chi lavora nel campo lo chiama Influencer Marketing. Chi ancora non ha digerito internet parla di “markette”. Io mi (vi) chiedo: se trovo interessante un prodotto, se già lo compro perché mi piace, perché non posso guadagnarci? L’importante è essere trasparenti, scrivere apertamente che si tratta di un’operazione di marketing (dicitura a fine articolo/post o inserimento di hashtag come #ad e #adv). Fare business etico. Pensateci bene: se parlo di un prodotto in modo trasparente il messaggio sarà per forza più incisivo delle classiche pubblicità.
Avete mai sfogliato una rivista di automobili? Tutte le novità sono sempre le auto più belle di sempre. Non è possibile. Qualche difetto ci deve pur essere. Se io lo dico e il brand mi permette di farlo il consumatore acquisirà fiducia. Un messaggio vero e trasparente (lasciatemi usare questa parola più volte) può avere una potenza dirompente.
Creare una comunicazione trasparente e orizzontale (la stampa, da sempre, preferisce una comunicazione verticale che rende quasi impossibile il confronto con i lettori) porta beneficio a tutti. Al blogger, al brand e ai lettori. Pensateci: “Questo cellulare è ottimo, ma se volete fare foto e video professionali allora dovete pensare a un modello diverso”. Una frase semplicissima, ma straordinaria. Sicuramente meglio della classica: “Questo è il cellulare più bello di sempre. Compralo!”. I blogger (tanti, credetemi) lo sanno da sempre. Le aziende erano (alcune lo sono ancora) terrorizzate, ma adesso lo sanno.
Un prodotto vincente è un prodotto di qualità. Un prodotto pessimo, ma ben pubblicizzato, resta sempre e solo un prodotto pessimo. Il pubblico televisivo e gli analfabeti digitali (quelli che surfano sulla superficie del web e condividono le fake news) difficilmente approfondiscono. Ricevono un messaggio ed eseguono. Vedono e comprano. Senza fare domande.
Internet è un posto diverso. Su internet un prodotto pessimo ha già perso in partenza. Per capire se acquistare o meno un prodotto basta dare un’occhiata a Community, recensioni su siti specializzati e commenti vari. Qui regna la verità. C’è anche tanta merda, ma è circoscritta. Internet è uno strumento unico nel suo genere. Un’enciclopedia (Wikipedia ci insegna) dove imparare. Sempre e comunque.
E qui chiudo, Con una parola: Confronto. Tra blogger e aziende. Per parlare con un blogger bisogna capire la sua lingua. Per mettere in piedi un progetto con dei blogger bisogna accettare le regole del web e del social. Se invece qualcuno pensa di poter trasformare internet nel “fratello” della televisione, allora sbaglia di grosso. Sul web funziona solo la verità. Chi pensa (ancora oggi) che si possa portare sul web (e sui blog) la classica becera “telepromozione” non può che sbattere il muso su un muro di cemento armato. Chi sbaglia paga. La galleria di epic fail è sempre aperta. Fate attenzione. Internet vigila. Giorno e notte.
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