About Art: un viaggio coloratissimo tra gli omini di Keith Haring

Milano celebra il genio di Keith Haring con la mostra ‘About Art’, che fino al 18 giugno ospiterà oltre 100 opere del pittore e writer statunitense, in un coloratissimo viaggio attraverso l’ormai noto groviglio di omini stilizzati con cui è universalmente identificata l’opera del grande artista americano.

Keith Haring – About Art

Ospitata a Palazzo Reale (fino al 18 giugno 2017) la rassegna ripercorre l’intera vita artistica di Haring attraverso una vastissima selezione di opere provenienti da tutto il mondo, alcune delle quali inedite o mai esposte in Italia, mettendo in evidenza il rapporto tra i suoi lavori e le se numerose fonti da cui trasse ispirazione: dall’archeologia classica alle civiltà precolombiane, dall’arte tribale alle creazioni dei nativi americani, fino ad arrivare ai grandi maestri del Novecento, tra cui Pollock, Jean Dubuffet e Paul Klee.

“Dipingo immagini che sono il risultato delle mie esplorazioni personali. Lascio ad altri il compito di decifrarle, di capirne simbolismi e implicazioni. Io sono solo il tramite” scriveva il pioniere della street-art.

Nelle sale di Palazzo Reale, le opere di Keith Haring si affiancano così a quelle di autori di epoche diverse, a cui l’artista si è ispirato e che ha reinterpretato con il suo stile unico e inconfondibile. L’umanesimo è quindi la chiave concettuale per seguire l’intero percorso della mostra: è infatti proprio tramite questa spasmodica ricerca che l’artista è in grado di raggiungere il suo scopo, quello di comunicare con l’umanità intera.

Il pioniere della Street-Art

Il linguaggio universale e immediato dell’arte, espresso in simboli, è alla base di una scelta consapevole e mai rinnegata: quella di disegnare figure senza volto, non riconoscibili come individui singoli. E’ da qui che nasce la forza espressiva delle opere di Haring, che rielabora in chiave pop quegli archetipi da sempre presenti nelle espressioni figurative dell’umanità: “Disegnare è fondamentalmente la stessa cosa dai tempi della preistoria. Unisce l’uomo e il mondo. Vive attraverso la magia” sosteneva l’artista, che fu così in grado di dar forza al suo attivismo, facendosi portavoce dell’arte come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata.

Alienazione giovanile, droga, razzismo, Aids, sesso sicuro, minaccia nucleare, discriminazione delle minoranze, la scoperta e l’accettazione della propria persona, questi i temi al centro dell’opera di Haring, icona dell’artista-attivista, costantemente alla ricerca di un dialogo con le nuove generazioni.

Come sottolineato dal percorso espositivo, la vera grandezza di Haring risiede così nella sua capacità di rielaborare i linguaggi dell’arte in un unico immaginario simbolico, personalissimo e allo stesso tempo universale, in grado di dialogare con in suo tempo e che pone al suo centro l’uomo e la sua condizione sociale ed individuale.

Keith Haring

Nato nel 1958 a Reading, Pennsylvania, Haring sviluppa un precoce talento artistico ispirandosi ai fumetti e ai cartoni animati di Walt Disney. Sempre incoraggiato dal padre, con la visita a numerosi musei, viene quindi in contatto con l’arte di Dubuffet, Pollock, Klee e soprattutto con la Pop Art di Andy Warhol, che eserciterà su di lui una forte influenza.

Trasferitosi a New York, ha modo di seguire i corsi della School of Visual Art ed entrare in contatto con diversi artisti, attori e i musicisti attivi nella Grande Mela. La sua arte si arricchisce delle suggestioni derivate dall’amicizia con Jean-Michel Basquiat e con gli autori della Beat Generation.

Ormai ben inserito nella scena newyorchese, attraverso il graffitismo Haring inizia a definire la propria identità artistica, divenendo consapevole dell’originalità delle proprie creazioni. Inizia così un intenso periodo di lavoro e sperimentazione, che accresce notevolmente la sua fama in America, come in Europa, ove si recò visitando Italia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Gran Bretagna. All’apice del successo, a metà degli anni ’80 Haring contrae tuttavia l’AIDS, allora estremamente diffusa a New York. Le sue condizioni di salute peggiorano gradualmente: morirà a soli 31 anni, il 16 febbraio del 1990.

Nonostante la prematura scomparsa, Keith Haring è considerato uno tra i più importanti esponenti dell’arte americana del dopoguerra. Versatile e poliedrico, il suo immaginario è oggi un linguaggio visuale universalmente riconosciuto, fatto di personaggi stilizzati e bidimensionali, colori vividi, spesse linee di contorno e messaggi semplici, immediati.

Maestro nell’interpretare il suo tempo e spinto da inesauribile estro artistico, durante la sua carriera Haring ha saputo dar vita a forme d’arte assolutamente originali e fuori dagli schemi.

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Martina Brusini

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