Mark Zuckerberg a Roma
Mark Zuckerberg, il creatore di Facebook, è l’uomo che ha cambiato il nostro modo di comunicare e che probabilmente continuerà a farlo anche nel futuro. Anzi, certamente lo farà, portando avanti il suo piano su un web sempre più Facebook-centrico.
Mark Zuckerberg, dai più, è considerato un genio, una sorta di guru, per altri è addirittura un idolo: sta di fatto che è un personaggio che fa parlare di sé e il suo arrivo in Italia, avvenuto nei giorni scorsi, non poteva per questo passare inosservato.
Da sempre innamorato del nostro Paese (tanto da averci trascorso parte della luna di miele assieme alla moglie Priscilla), Mark Zuckerberg ha passato qualche giorno in Italia e in un arco temporale relativamente breve è riuscito ad incastrare un matrimonio sul lago di Como, un incontro con Papa Francesco, un incontro col Presidente del Consiglio Matteo Renzi e un incontro con la comunità italiana degli utenti che si è svolta presso l’Università Luiss di Roma.
In tutto ciò ha anche fatto parlare di sé per aver donato 500 mila euro in Facebook Ads alla Croce Rossa, attualmente impegnata anche e soprattutto a portare soccorso alle persone che sono state coinvolte nel terremoto che la notte del 24 agosto scorso ha colpito il centro Italia.
Quello che qui ci interessa però, polemiche – vere o presunte – sulla donazione in Facebook Ads a parte, è soprattutto quello che Mark Zuckerberg ha detto nel corso dell’incontro avvenuto con la comunità italiana degli utenti.
Proprio a proposito dell’emergenza terremoto e delle emergenze in generale, Zuckerberg ha ad esempio ricordato come lo strumento Safety Check (controllo di sicurezza) di Facebook sia stato impiegato piuttosto spesso da quando è stato introdotto: “Se si prende il terremoto in Italia, ad esempio, almeno il 50 per cento degli utenti ha utilizzato il Safety Check (si presuppone che la percentuale includa coloro che lo hanno utilizzato effettivamente per segnalare di stare bene e coloro che lo hanno consultato per sapere se i propri familiari e amici fossero in buone condizioni fisiche, ndr).
E ancora: “Stiamo lavorando su questo asse di sviluppo, perché con il Safety Check siamo al bivio. In caso di crisi, servono prodotti al servizio della comunità: per capire se Facebook avrà successo non dobbiamo pensare allo sharing ma capire se la nostra comunità riuscirà a sentirsi sicura anche grazie alla piattaforma. Il prossimo passo è attivare questa funzionalità dal basso, dagli utenti. Per noi è una delle missioni principali”.
Per quanto riguarda invece i progetti futuri, Mark Zuckerberg ha ribadito nuovamente di voler arrivare a creare una nuova applicazione per la vita domestica ma anche per l’istruzione: “Ho già interagito con gli ingegneri di Facebook per lavorare al riconoscimento facciale ma anche per capire se può essere utilizzato nella vita quotidiana. Spero di presentarla quanto prima. Stiamo inoltre costruendo un software per apprendimento personalizzato, volto a migliorare l’istruzione. Mi piace questo progetto, che permette di recuperare se sei indietro o di procedere se sei bravo”.
A chi gli chiede come Facebook abbia inciso sui rapporti umani, Zuckerberg risponde che il cambiamento principale, secondo lui, è avvenuto soprattutto tra persone che abitano lontane: “La gente non utilizza Facebook per sostituire l’interazione, niente può sostituire l’interazione personale, ma possiamo connetterci con chi non è facile restare in contatto. Mia sorella, ad esempio, vive dall’altro lato del Paese e senza Facebook avrei dovuto aspettare per vedere i nipotini”.
“Facebook non è una media company. Non produce contenuto e non lo modifica. Prima di internet, i media principali erano la stampa e la tv. Mancavano altri canali. I giornali avevano diverse visioni e ognuno faceva le sue scelte. Ora potete connettervi ai quattro angoli del mondo e molti amici su Facebook condivideranno la vostra opinione o no, a seconda del loro background o delle loro idee. Una prospettiva diversa rispetto a quella offerta da un canale più monolitico”.
Infine, Mark Zuckerberg svela la sua persona ricetta per ottenere successo – o almeno per riuscire ad aspirarvi: “Nessuno nasce sapendo già tutto. La cosa importante è non far finta di sapere tutto ma imparare tanto in breve tempo. E poi mantenere questa mentalità. Se volete costruire qualcosa di grande, dovete concentrarvi sul prodotto che volete diffondere: non basta avviare il business, serve una squadra efficace”.
“Molti pensano che la storia di Facebook sia quella di un uomo solo al comando. Migliaia di persone lavorano per Facebook: è importante sapere cosa si vuole lasciare al mondo e poi circondarsi di persone giuste, che servano a prescindere dal talento del fondatore. La mia impresa funziona perché ci compensiamo tra di noi”.
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[Photo by ufficio stampa Facebook Italia]
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