Scadenza o ‘preferibilmente entro’ | Come leggere le etichette per non sprecare cibo, l’esempio che chiarisce tutto
Etichetta scadenza (Web) - Stylology
Molti alimenti finiscono nella spazzatura solo perché non sappiamo leggere bene le etichette. Ma c’è una differenza chiave tra “da consumarsi entro” e “preferibilmente entro”: capirla significa sprecare meno e risparmiare di più.
Ogni anno, milioni di tonnellate di cibo vengono buttate via in Italia, spesso ancora commestibili. Una delle cause principali è la confusione sulle date di scadenza riportate sulle confezioni. L’Unione Europea e il Ministero dell’Agricoltura (MASAF) lo ribadiscono: non tutte le date indicano che un prodotto va buttato appena scaduto.
Capire il significato delle diciture aiuta a distinguere tra sicurezza alimentare e qualità. Sapere quando un alimento è davvero da non consumare e quando invece è solo un po’ meno fragrante può fare la differenza nella spesa e nel comportamento quotidiano.
Scadenza “da consumarsi entro”: cosa significa davvero
La dicitura “da consumarsi entro” indica una scadenza vera e propria. Dopo la data riportata, il prodotto può non essere più sicuro da consumare, anche se appare ancora integro. È usata per alimenti deperibili come carne, pesce, latte fresco, formaggi freschi o piatti pronti confezionati.
Superata questa data, il rischio microbiologico aumenta e il consumo è sconsigliato, anche se l’aspetto e l’odore sembrano normali. In questo caso, la scadenza è tassativa e va rispettata con attenzione, soprattutto per i soggetti vulnerabili come bambini, anziani o persone immunodepresse.

La scritta “preferibilmente entro”: il prodotto non è scaduto
La frase “da consumarsi preferibilmente entro” (o “best before” nelle versioni bilingue) indica invece una data di durata minima. Superarla non rende l’alimento pericoloso, ma potrebbe alterarne la consistenza, il sapore o il profumo. È usata su pasta, riso, biscotti, conserve, tonno in scatola, cereali, caffè, succhi, yogurt a lunga conservazione.
Questi prodotti si possono consumare anche settimane o mesi dopo la data, se ben conservati e integri nella confezione. Basta usare vista, olfatto e buon senso. Non sono soggetti a multe se venduti dopo il termine, purché il consumatore sia informato e l’alimento sia sicuro.
Un esempio chiarisce tutto: uno yogurt con data “preferibilmente entro il 12 settembre” può essere ancora buono anche il 20, se ha odore e aspetto normali. Una confezione di affettato con scritto “da consumarsi entro il 12 settembre” va invece buttata se oltre quella data, anche se non presenta segni visibili di deterioramento.
Leggere bene le etichette è il primo passo per ridurre lo spreco alimentare. E la differenza tra scadenza e durata minima può salvare più di un prodotto dalla pattumiera – e più di qualche euro dalla spesa mensile.