UFFICIALE – Condominio, basta la testimonianza per denunciare il vicino rumoroso | Approvata la nuova sentenza della Cassazione

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Svolta nelle norme di buona condotta in un condominio. La nuova sentenza della Cassazione ora costituisce un importante precedente.
Una svolta significativa si profila all’orizzonte delle norme di buona condotta all’interno degli spazi condominiali, segnando un importante cambio di rotta. La recente e attesissima sentenza emessa dalla Suprema Corte di Cassazione, infatti, si appresta a costituire un autorevole e imprescindibile precedente giuridico per tutti i tribunali italiani.
Tale innovazione normativa incide profondamente sul modo in cui verranno gestite le vertenze inerenti la quiete pubblica e il rispetto reciproco tra vicini. Questa pronuncia promette di semplificare i procedimenti legali.
Le famigerate e spesso estenuanti liti condominiali rappresentano, da tempo immemore, una porzione tristemente larga del contenzioso giudiziario tra privati cittadini. I motivi di attrito sono molteplici e spaziano dalla gestione discutibile delle parti comuni all’uso inappropriato degli spazi condominiali.
A questi si aggiungono sovente i comportamenti che, in modo più o meno manifesto, tendono a violare la sfera della privacy altrui o a ledere il decoro dell’edificio. Non meno influenti sono le dispute concernenti la rumorosità e la corretta gestione degli animali domestici all’interno delle proprietà private.
Aule sempre più piene
Questi aspetti, insieme alle difficoltà legate al raggiungimento di un accordo sui lavori di manutenzione, sono solo alcuni degli esempi più calzanti che delineano la profonda e quasi strutturale difficoltà di mantenere rapporti cordiali e costruttivi con il proprio vicino di casa. Le aule dei tribunali sono piene di questi casi.
Tuttavia, con la recente decisione della Cassazione, si apre una via di risoluzione molto più rapida e accessibile per i casi di disturbo della quiete pubblica. La Suprema Corte ha infatti stabilito un principio che potrebbe alleggerire notevolmente l’onere probatorio a carico del cittadino molestato. È stata messa in discussione la necessità, prima quasi automatica, di ricorrere a costose e lunghe perizie tecniche per la misurazione dei decibel.

Addio perizia fonometrica
Nello specifico, per contestare il reato di disturbo alla quiete in ambito condominiale, la sentenza ha sancito che non è sempre indispensabile l’accertamento tecnico mediante perizia fonometrica specializzata. Al contrario, e qui sta la vera novità, risulta essere sufficiente la testimonianza diretta di chi ha subito il disturbo. Tale dichiarazione, ritenuta attendibile, potrà autonomamente fondare la denuncia e la successiva azione penale contro il vicino rumoroso.
Questo non significa che l’accertamento tecnico con perizia sia divenuto del tutto inutile o bandito dai procedimenti. È importante sottolineare che, in caso di contestazioni specifiche e ben motivate sulla reale capacità delle emissioni sonore di diffondersi oltre i limiti della singola unità abitativa, può rivelarsi ancora opportuno e sensato disporre accertamenti tecnici più specifici. La testimonianza, però, ora ha un peso probatorio primario.