La tassa nascosta nel biglietto aereo | La paghi ogni volta ma non ci hai mai fatto casa: la inseriscono in piccolo e tu rimani fregato

Prepara le valigie - Fonte_Freepik - Stylology.it

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Dal 2025 volare fuori dall’Unione Europea costa un po’ di più: l’aumento dei diritti di imbarco, previsto da un dossier della Camera dei Deputati, aggiunge 50 centesimi al prezzo di ogni biglietto internazionale, una voce che pochi passeggeri notano ma che incide su milioni di partenze.

L’adeguamento rientra nelle misure di aggiornamento periodico delle tariffe aeroportuali, applicate ai passeggeri in partenza dagli scali italiani. Non si tratta di una nuova tassa, ma di una revisione dei diritti che finanziano la sicurezza e i servizi aeroportuali, comprese le operazioni di controllo e la gestione dei flussi doganali. La variazione interessa in particolare i voli diretti verso Paesi extra-UE, per i quali il contributo passa da 6,50 a 7 euro, mentre restano invariati i diritti per le tratte interne all’Unione e nazionali.

Secondo il dossier pubblicato dalla Camera dei Deputati il 29 settembre 2025, la misura risponde alla necessità di adeguare i costi di gestione alla crescita del traffico internazionale e all’aumento delle spese di sicurezza aeroportuale. L’aumento, pur minimo a livello individuale, genera un gettito rilevante per le autorità aeroportuali e per l’ENAC, che ne coordina la distribuzione. Il prelievo, come chiarito nel documento, è già incluso nel prezzo del biglietto e riscosso direttamente dalle compagnie aeree, che lo versano allo Stato.

Una voce invisibile che tutti pagano

Per il viaggiatore medio l’aumento è quasi impercettibile: una manciata di centesimi su un biglietto da centinaia di euro. Ma dietro quella cifra si nasconde una componente stabile e obbligatoria, destinata a finanziare le strutture aeroportuali e i controlli di frontiera. Non è possibile evitarla né richiederne il rimborso, perché viene incorporata automaticamente nel prezzo al momento dell’acquisto, sia online che in agenzia.

Gli operatori del settore ricordano che, nonostante l’apparente marginalità, l’insieme di tasse e oneri può arrivare a incidere fino al 25% del costo complessivo del biglietto. Nei biglietti elettronici la voce è indicata come “IT – Italian Passenger Service Charge”, ma molti viaggiatori non la notano o la confondono con le commissioni di emissione. L’aumento riguarda solo le partenze dall’Italia: chi rientra nel Paese non subisce ulteriori addebiti.

Aereo
Aereo (Pexels) – Stylology

Perché l’aumento pesa più di quanto sembri

Il rincaro dei diritti di imbarco si inserisce in un contesto di progressivo aumento delle tariffe aeroportuali in tutta Europa. Secondo le stime elaborate nel dossier parlamentare, il gettito complessivo generato dalla misura potrà superare i 10 milioni di euro annui, destinati a coprire parte dei costi di sicurezza e manutenzione delle infrastrutture. L’obiettivo dichiarato è garantire l’efficienza dei controlli e l’ammodernamento degli scali, senza pesare direttamente sulla fiscalità generale.

Resta però il tema della trasparenza: molti passeggeri non sanno di pagare una tassa statale ogni volta che acquistano un biglietto aereo. Le associazioni dei consumatori chiedono che la voce venga evidenziata in modo più chiaro nei dettagli del prezzo, soprattutto sui portali di vendita online. Una maggiore consapevolezza aiuterebbe a comprendere che, dietro la tariffa base, esistono costi regolati per legge e che anche quei 50 centesimi in più contribuiscono al funzionamento del sistema aeroportuale italiano. Un piccolo importo, insomma, che vola con ogni passeggero.