Congedo parentale, lo Stato RIVOLUZIONA la legge | Senza ‘affetto’ dimostrato, rischi il licenziamento

Mamma e bambino - pexels - stylology
Una nuova sentenza inerente il congedo parentale, rivoluziona lo status quo. Così si rischi davvero il licenziamento.
Fatta la legge, trovato l’inganno. Almeno finora è stato così per quanto riguardo il congedo parentale, quello strumento nato per fini nobili e presente nel nostro ordinamento, pensato per tutelare la famiglia e consentire ai genitori di dedicare tempo e cure ai propri figli nei primi anni di vita.
Non si tratta di una semplice ferie, ma di un diritto sancito per permettere una presenza effettiva e affettiva nella crescita del bambino, un periodo essenziale per lo sviluppo emotivo e psicologico. L’uso è lecito, ma per i furbetti del quartierino non sarà più così semplice abusarne.
In Italia, la normativa garantisce un periodo di astensione dal lavoro per entrambi i genitori, retribuito o meno, che può essere usufruito in modo flessibile. L’obiettivo dello Stato è conciliare la vita professionale con le esigenze della sfera familiare, riconoscendo il valore sociale del lavoro di cura.
Un diritto che si basa su un principio di fiducia reciproca: lo Stato concede un periodo di assenza, e il lavoratore si impegna a utilizzarlo per lo scopo per cui è stato pensato: la cura del minore. Attenzione all’ultima frase, la cura del minore. Fa tutta la differenza di questo mondo.
Alto tradimento
Questo rapporto di fiducia, però, è stato a più riprese tradito dai furbetti del quartierino. In un’epoca in cui i diritti sul lavoro sono sempre più tutelati, emergono anche casi di abusi che minano la credibilità del sistema.
Recentemente, infatti, la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza che ha fatto molto rumore, rivoluzionando di fatto la concezione del congedo parentale e dando una bella strigliata a chi sfruttava questa normativa per altri scopi. Personali, ovviamente.

Un grave illecito
I giudici hanno stabilito che chi sfrutta i giorni di congedo per lavorare altrove, anziché occuparsi del figlio, commette un grave illecito. Non si tratta solo di una violazione del contratto di lavoro, ma di un abuso di un diritto che la legge ha concesso per un fine ben preciso.
La sentenza della Cassazione ha stabilito che la finalità del congedo è la cura e l’assistenza al bambino. Senza la “dimostrazione di affetto” e di presenza, il lavoratore può essere legittimamente licenziato per giusta causa, senza preavviso. Un principio di rottura con il passato, ma anche un freno inevitabile per i furbetti del quartierino: il congedo parentale non è un “bonus” da spendere a proprio piacimento, ma uno strumento di tutela che va utilizzato in modo responsabile e coerente per determinate finalità.