Ristorazione in crisi, ma la colpa non è dei bamboccioni | Lo chef racconta tutta la verità

Ristorazione - fonte_Canva - Stylology.it
La colpa della crisi nella ristorazione non è colpa dei bamboccioni che non vogliono lavorare, la verità viene raccontata dallo chef.
La crisi della ristorazione è qualcosa di ormai noto a molti, ogni estate poi, affrontare l’ondata turistica sembra essere veramente impossibile e lo stesso copione si ripete ogni anno. Gli imprenditori sono disperati e danno la colpa ai giovani, che non vogliono lavorare che non hanno voglia.
Quanti titoli che accusano i giovanissimi di non aver voglia di sacrificarsi? Tanti, forse troppi, ma dietro a tutto questo si nasconde una realtà molto più complessa, spesso nascosta. Ma ora ci pensa uno chef a fare chiarezza.
Marco Marinelli, chef 46enne di Taranto con alle spalle oltre vent’anni di esperienza internazionale, oggi porta la sua testimonianza e ribalta completamente la prospettiva dominante, offrendo uno sguardo dall’interno su un mondo fatto di sacrifici, doppi turni e troppe promesse disattese.
Facciamo allora chiarezza una volta per tutte.
Giovani fannulloni o sistema che non funziona?
Nell’immaginario comune, che viene alimentato da interviste e dichiarazioni di imprenditori televisivi, il problema della carenza di personale sarebbe imputabile a dei giovani che sono definiti poco inclini al sacrificio, al lavoro, pigri e molto viziati. Ma Marinelli racconta una storia diversa: “ho lavorato all’estero per più di vent’anni e posso dire che lì chi offre lavoro paga e rispetta i dipendenti. In Italia invece trovo solo offerte in nero o stipendi da fame“. L’esperienza delle chef inizia a 16 anni come lavapiatti stafionale in Romagna, prima di approdare nei ristoranti di prestigio.
All’estero ha sperimentato un ambiente professionale dove la fatica era ripagata da stipendi dignitosi e condizioni di lavoro chiare. Ma poi è tornato in Puglia e ha trovato una realtà molto diversa: 12 ore di lavoro al giorno per 1.800 euro al mese, in alcuni casi meno di 7 euro all’ora. Secondo Marinelli i giovani di oggi sono semplicemente più consapevoli dei loro diritti e quindi se un tempo accettavano condizioni indecorose oggi si rifiutano.

La verità dello chef: stipendi bassi, contratti inesistenti e vita privata sacrificata
Marinelli parla chiaro, il problemi non sono i giovani, ma un sistema che li sfrutta: “in Italia si parla di difficoltà a trovare lavoratori, ma poco di paghe misere, di giorni di riposo mancati, di alloggi fatiscenti e dell’inesistenza dei contratti“, secondo lui non è solo questione di soldi: “chi lavora in questo settore torna a casa alle due di notte quando i figli dormono. È un sacrificio enorme e dovrebbe essere riconosciuto con stipendi adeguati e rispetto“.
Ma poi Marinelli porta la sua esperienza di un’offerta recente: “una masseria nei pressi di Castel del Monte cercava aiuti per più di dodici ore di lavoro al giorno, a 100 euro. Sono scappato“. Insomma non sono i ragazzi a dover cambiare, ma gli imprenditori.