Nei nostri mari c’è un animale immortale: non può nemmeno invecchiare | Gli scienziati l’hanno dovuto ammettere

Fondale marino (Pexels)-stylology.it
Se il segreto per la longevità fosse custodito in fondo ai nostri mari? Gli scienziati hanno dovuto ammettere questa scoperta.
Il segreto dell’eterna giovinezza, l’elisir di lunga vita, lo stile di vita per aumentare la longevità, sono da sempre, desideri per la letteratura e il cinema e obiettivi per la scienza.
Negli anni, i risultati di quest’ultima sono stati davvero encomiabili. La ricerca ha fatto passi da gigante specie nello studio della genetica e del DNA, che sembrano essere alla base di una vita duratura.
Certo per l’uomo non conta solo questo. Stile di vita, patologie, fattori ambientali, alimentazione, movimento, tutto questo concorre a vivere di più.
Forse è diverso per il mondo animale, per alcune specie che nascondono grandi sorprese.
Un animale immortale? Vive nei nostri mari
Di fronte a questa eccezionalità della natura, gli scienziati hanno dovuto ammetterlo: nei nostri mari, c’è un animale che si potrebbe definire come immortale, visto che non sarebbe soggetto neppure al naturale invecchiamento che interessa tutti gli esseri viventi.
Si tratta di una specie molto comune e nota, che noi tutti conosciamo molto bene. L’abitante del mare in questione, protagonista di tanta attenzione, è l’astice. La storia intorno a questa scoperta è davvero curiosa e degna di nota. Un ristoratore, nel suo acquario, avrebbe allevato un esemplare per 20 lunghi anni per poi decidere di liberarlo in mare. L’animale pesava addirittura 10 kg e la sua età stimata era di 130 anni.

Non riesce ad invecchiare: le motivazioni degli scienziati
Dettagli che hanno strizzato l’occhio agli scienziati e studiosi per la capacità dell’animale di sopravvivere per così a lungo e in quelle condizioni, per poi essere liberato in mare. Merito della telomerasi: un enzima protettivo delle estremità dei cromosomi che impedisce questi ultimi di accorciarsi nel momento della divisione cellulare. Esso è presente negli astici e nelle aragoste.
Non lo è negli esseri umani, che invecchiano e inevitabilmente sono soggetti al trapasso. In questi animali, le estremità rimangono intatte, anzi continuano a crescere per tutta la vita, con modifiche continue all’esoscheletro. La morte sopraggiunge a causa della difficoltà di continuare a lungo questo processo di mutamento.