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Skype addio: storia di un’icona digitale

Skype addio. Era il 2003 quando due visionari, lo svedese Niklas Zennström e il danese Janus Friis, lanciarono Skype. L’idea era semplice e potentissima: permettere alle persone di tutto il mondo di comunicare gratuitamente attraverso Internet. Fu un’innovazione epocale, un colpo inferto al monopolio delle telecomunicazioni tradizionali e al costo esorbitante delle chiamate internazionali. In pochi anni, Skype divenne sinonimo di comunicazione digitale, rivoluzionando il modo in cui lavoriamo, ci connettiamo e perfino ci amiamo.

Skype addio Dai primi giorni alla consacrazione globale

Lanciato in una piccola startup con base in Estonia, Skype si basava su un protocollo peer-to-peer avanzato, lo stesso che aveva reso celebre Kazaa, la piattaforma di file sharing dei suoi creatori. In pochissimo tempo, il software esplose: nel 2005 vantava già 50 milioni di utenti registrati. Microsoft fiutò l’affare e nel 2011 acquistò Skype per la cifra monstre di 8,5 miliardi di dollari. Fu la più grande acquisizione mai realizzata dal colosso di Redmond fino a quel momento.

Un’era di connessioni e rivoluzioni

Con la diffusione di Internet a banda larga e la crescita della globalizzazione, Skype divenne un’icona della cultura digitale. Lo utilizzavano professionisti, studenti in Erasmus, famiglie separate dalla distanza, persino capi di stato. Nel 2013 contava 300 milioni di utenti attivi al mese e gestiva 40% del traffico globale delle chiamate internazionali.

Durante la pandemia di Covid-19, avrebbe potuto essere il protagonista assoluto, il punto di riferimento per videoconferenze e smart working. Ma il mondo digitale è crudele: mentre Zoom e Microsoft Teams guadagnavano terreno con un’interfaccia più moderna e prestazioni più fluide, Skype rimaneva ancorato a un passato glorioso ma sempre più obsoleto.

Aneddoti e momenti cult

Skype è stato testimone di momenti epocali. Nel 2013, il Papa Francesco fece una videochiamata a un gruppo di giovani disabili. Molti matrimoni a distanza sono stati salvati da ore di chiamate Skype. Anche la NASA lo usò per connettere gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale con le loro famiglie sulla Terra.

Eppure, il declino era dietro l’angolo. Con l’acquisizione da parte di Microsoft, Skype perse la sua identità innovativa. Gli aggiornamenti resi macchinosi, l’integrazione forzata con Windows 10 e la concorrenza spietata di WhatsApp, FaceTime e Zoom lo relegarono a un ruolo sempre più marginale.

La chiusura: fine di un’era

Nel febbraio 2025, Microsoft ha annunciato che Skype verrà ufficialmente dismesso a maggio dello stesso anno. Un colpo al cuore per chi aveva visto in Skype non solo un software, ma un simbolo di libertà digitale. L’azienda ha dichiarato che il futuro è Microsoft Teams, piattaforma più avanzata e adatta al mondo del lavoro.

Una morte annunciata?

Skype è stato vittima del suo stesso successo. Non ha saputo adattarsi, ha perso il treno del mobile, è stato relegato a un software di seconda fascia in un mercato che premia la rapidità e la semplicità d’uso. La sua interfaccia è rimasta più complessa rispetto a soluzioni come WhatsApp e Zoom, e la sua integrazione con Microsoft Teams ha reso confusa la sua identità.

Con la sua chiusura si spegne un pezzo di storia di Internet, un’era fatta di chiamate gratuite, riunioni improvvisate, dichiarazioni d’amore sussurrate attraverso una webcam. Skype ha lasciato un segno indelebile. Ora, mentre il mondo si affida a nuove piattaforme, resta il ricordo di una rivoluzione che ha cambiato per sempre il nostro modo di comunicare.

Silvio De Rossi

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Silvio De Rossi
Tags: Skype

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