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L’innovazione rappresenta una sfida significativa e multidimensionale per l’Italia, non solo in termini economici ma anche sociali. Questo processo coinvolge una vasta gamma di attori, estendendosi oltre gli imprenditori per includere associazioni di categoria e il settore consulenziale, che offre servizi a valore aggiunto e rappresenta il terziario avanzato. L’evoluzione di questi corpi intermedi, da semplici rappresentanti a distributori di conoscenza e innovazione, è fondamentale per stimolare un cambiamento culturale necessario a migliorare la produttività stagnante, particolarmente nelle imprese definite “OFF”, ovvero quelle focalizzate esclusivamente sul prodotto e spesso meno produttive.
Le statistiche dell’Istat sottolineano l’urgente necessità di interventi mirati per le micro, piccole e medie imprese (mPMI), specialmente quelle che operano nei settori delle commodity e a basso valore aggiunto. Questi dati evidenziano una correlazione diretta tra produttività e innovazione, riconosciuta come chiave per il progresso economico. Il principale ostacolo per le piccole aziende rimane la difficoltà di generare valore aggiunto, essenziale per qualsiasi miglioramento della produttività e, a fortiori, per l’innovazione.
Una soluzione proposta consiste nel rendere l’innovazione accessibile a tutti, facilitando il dialogo tra piccoli imprenditori meritevoli e consulenti, nonché fornitori di servizi e tecnologie. Questo dovrebbe avvenire a costi sia economici che emotivi contenuti, considerando che questi ultimi sono spesso trascurati. Una collaborazione efficace tra associazioni di categoria e il mondo consulenziale potrebbe concretizzarsi attraverso un nuovo modello di sviluppo e un approccio all’innovazione personalizzato per le mPMI.
Il gap esistente tra la consulenza e i servizi a valore aggiunto e le micro e piccole imprese viene spesso descritto come un problema di offerta inadeguata e distante dalle realtà di queste imprese. Il modello proposto prevede una nuova offerta di consulenza tramite la Community del “Consulente Paziente” e la piattaforma di matching “Il Raccomandato“, che faciliterebbero l’avvio di percorsi di innovazione. Le grandi società di consulenza globali, combinando tecnologia e capitali, assistono le grandi aziende nell’innovazione e nella massimizzazione dei profitti. Tuttavia, le piccole imprese rimangono spesso senza supporto adeguato.
Marco Travaglini, fondatore di Mama Industry, Consulente Paziente e Il Raccomandato, sottolinea i limiti delle proposte di consulenza tradizionali per le mPMI, quali costi elevati, complessità tecnica e la paura di un’innovazione troppo radicale. Propone un cambiamento graduale e paziente, enfatizzando l’innovazione incrementale che generi fiducia passo dopo passo, con un approccio iniziale a basso costo economico ed emotivo.
Il “Modello delle 5C“, strumento pratico di supporto alle mPMI nell’ideazione e implementazione di innovazioni, è un esempio di come il settore consulenziale possa essere radicalmente trasformato per democratizzare l’accesso a servizi di alto valore aggiunto. Questo modello è stato distribuito a presidenti e direttori delle associazioni di categoria regionali e provinciali, in linea con il loro impegno a supportare gli imprenditori nella loro lotta contro l’improduttività.
Secondo l’ultimo rapporto annuale dell’Istat del 2023, solo una piccola frazione delle micro e piccole imprese ha implementato processi di sviluppo o innovazione tra il 2020 e il 2022. Ciò evidenzia un basso livello di investimento nell’innovazione in Italia, soprattutto tra le micro e piccole aziende, rendendo cruciale la necessità di una nuova mentalità e cultura imprenditoriale. La collaborazione e la contaminazione capillare tra il terziario avanzato e il mondo produttivo sono essenziali, soprattutto in periodi di incertezza economica.
Travaglini sottolinea quindi l’importanza dell’innovazione basata sulle persone e sulla condivisione di conoscenze, competenze e connessioni umane, promuovendo una maggiore integrazione tra consulenti, fornitori di servizi e imprenditori. Questa strategia potrebbe non solo migliorare la produttività delle imprese italiane, ma trasformare significativamente l’intero sistema economico del Paese, favorendo il passaggio da un’economia focalizzata sul prodotto a una più orientata verso il modello di business e il processo lavorativo.
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