Si chiama Charli D’Amelio e ha 16 anni. Una semplice e comunissima ragazza del Connecticut. Con un piccolo particolare nel suo curriculum di adolescente. E’ stata la prima persona al mondo a raggiungere 100 milioni di follower su TikTok. Con un profilo aperto nel 2019. E’ record, e non a caso la chiamano “la regina di TikTok”. E non c’è alcuna reale spiegazione. Se non quella di essere stata “spinta” dall’algoritmo della piattaforma e dai suoi balletti arricchiti con le sue coreografie a tempo, sempre limitato, come da regola. Ricordiamo che il social network cinese lanciato nel settembre 2016, inizialmente col nome musical.ly, permette agli utenti di creare clip musicali della durata variabile da 15 o a 60 secondi.
Per capire il potenziale di Charli. A ottobre, aveva 94 milioni di follower, circa 6 milioni in più rispetto a Rihanna su Instagram o Taylor Swift su Twitter. A marzo di quest’anno, il governatore dell’Ohio, Mike DeWine, l’ha arruolata in una campagna sui social media che incoraggiasse i giovani al distanziamento sociale. E Jennifer Lopez le ha chiesto di partecipare al video musicale di “Pa Ti” perché per raggiungere la Gen Z Maluma non basta.
In sintesi. Muoveva i piedi in uno spazio limitato. Si è spostata a ballare su TikTok alla fine del 2019 e dopo un anno, lo scorso novembre, con le sue coreografie a tempo, sempre limitato, ha raggiunto il record imbattuto di cento milioni di follower. Al secondo posto dopo di lei c’è Addison Rae con 69,9 milioni di follower e al terzo Zach King con quasi 52,8 milioni.
Forbes l’ha nominata la seconda personalità TikTok più redditizia dopo Addison Rae, con un patrimonio di 4 milioni di dollari guadagnati in un anno,e Fortune l’ha inserita nella lista dei 40 più influenti Under 40, lei è la più giovane, l’unica 16enne. In un articolo per il Washington Post, Travis M. Andrews la definisce la regina “indiscussa” di TikTok.
Ad animare il successo di Charli D’Amelio è stata una fatalità. Un video di sincronizzazione labiale fatto insieme ad un amica e passato inosservato come quello della maggior parte dei TikTokers. Poi a luglio, la svolta. Un video duetto a distanza (peculiarità di TikTok), con l’utente “Move With Joy”. Il primo “successino”. Finisce l’estate, e in ottobre Charli si mette d’impegno iniziando a pubblicare regolarmente video del ballo (il famosissimo, sempre nel mondo parralelo, Renegade) sulla canzone del rapper K Camp, Lottery. Una cosa fatta da altri migliaia di utenti, solo che Charli li ha battuti tutti.
Il ballo però non l’aveva inventato lei ma Jalaiah Harmon. Un’altra ragazza che si è battuta per non restare nell’ombra social. Da allora, anche grazie a un articolo del New York Times, D’Amelio ha cominciato ad accreditare chi creava le danze che lei poi eseguiva meglio di tutti. Ma questa mossa è apparsa solidale e onesta. E ha portato altri follower.
E la famiglia D’Amelio è stata rapida nel costruire un vero ecosistema intorno alla secondogenita, tanto che Highsnobiety ( blog di streetwear inglese con sede in Germania) ha parlato di “Keeping Up with the D’Amelios”, rivelando che il suo potrebbe essere il prossimo grande impero mediatico-familiare dopo quello delle Kardashian. L’account della sorella Dixie è seguitissimo, così quelli della madre e del padre. Charli e Dixie hanno anche avviato un podcast e sostenuto numerose cause, dal cambiamento climatico a Black Lives Matter. Ha iniziato a collaborare con Hollister, ha fatto la doppiatrice per un cartone animato, è apparsa nel Tonight Show di Jimmy Fallon, a luglio ha annunciato la sua collaborazione con il marchio cosmetico Morphe e il prossimo primo dicembre arriverà (anche in Italia, edito da Mondadori) il suo primo libro. Su Amazon si trovano felpe ispirate a lei e alle mega bibite che consuma quotidianamente.
Diventare una star social non è facile e impone regole comportamentali ferree soprattutto quando si parla della generazione Z. Lei continua a ballare, a difendersi dagli attacchi, perde un milione di seguaci se sbaglia una risposta, ne ottiene altrettanti se fa la cosa giusta, che non sa mai quale sia. “Mi considero un’adolescente normale“, ripete. “Non capisco cosa succeda, sto cercando le mie risposte“. Nel frattempo, Charlie è diventata un nome univoco. Quel tipo di individuo di cui una certa generazione si ricorderà per sempre. Ci sarà tanto da studiare per il mondo dell’influncer marketing.
Credit foto (wikipedia.org)
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