Edvard Munch: l’uomo che dipinse l’angoscia a colori

Edvard Munch nasce il 12 dicembre del 1863 a Løten, un comune norvegese della contea di Hedmark. L’infanzia infelice vissuta da Munch lo coinvolge dapprima nella precoce scomparsa materna ed in seguito nel dramma familiare, successivo alla morte della sorella colpita dalla tubercolosi. Dopo aver frequentato l’Accademia di belle arti di Oslo grazie ad una borsa di studio conquistata in virtù delle sue capacità artistiche, si reca a Parigi (nel 1885) per approfondire le proprie conoscenze ed influenze pittoriche: in questo luogo espone al pubblico la serie della “Madonna”, nel corso della sua prima mostra francese.

Edvard Munch: la sua vita

Nel 1892 a Berlino, Edvard Munch coinvolge il mondo dell’arte con una collezione di oltre cinquanta dipinti, giudicata tuttavia negativamente dalla critica, che decide di sospendere l’esposizione dopo una sola settimana. Il suo pittoresco percorso nella capitale tedesca è protratto anche durante i primi del 900’, suo maggior periodo di fama e di depressione, colmata dall’abuso di alcool e sedata dal successivo ricovero in una casa di cura per malattie nervose di Copenaghen. Dal 1914 in poi, ha inizio la sua prima comprensione artistica da parte dei critici teutonici: diviene in seguito membro dell’Accademia tedesca delle arti e socio onorario dell’Accademia bavarese di arti figurative di Monaco di Baviera, ma il neo regime nazista definisce degenerate ben 82 delle sue opere esposte nei musei pubblici di Germania e ne dispone infine la vendita. In seguito all’invasione della Norvegia da parte delle truppe guidate da Hitler, l’artista rifiuta ogni forma di collaborazione con il nemico: il tutto fino al 23 gennaio 1944, anno in cui scompare a seguito di una polmonite. Beni ed opere personali possedute dall’artista (oltre 1100 dipinti, in gran parte rovinati per via di un personale “trattamento” che Munch riservava ai suoi capolavori) vengono devolute al municipio di Oslo.

Lo stile di Edvard Munch

La cosiddetta “Angoscia a colori” che caratterizza da sempre i capolavori di Munch, si manifesta per via delle terribili esperienze personali vissute dal pittore nel corso della sua infanzia ed adolescenza: secondo il parere dell’enciclopedia libera, queste sue emozioni vengono interpretate mediante l’uso di colori violenti e irreali, linee sinuose e continue, immagini deformate e consumate dal tormento interiore. La ricerca di Edvard Munch si esprimerebbe inoltre attraverso temi ricorrenti e ripetuti, tecniche diverse e stili pittorico-espressivi variati all’interno di schemi compositivi audaci: la visione dell’artista sarebbe quindi profondamente permeata dal senso incombente ed angoscioso della morte e l’utilizzo del rosso dovrebbe essere riconciliato alla lunga permanenza dell’artista di fronte al capezzale della sorella. (Wikipedia)

L’Urlo di Munch

Conosciuto principalmente per essere simbolista, incisore e precursore dell’arte espressionista, Edvard Munch nel corso della sua vita ha realizzato capolavori celebri in tutto il mondo: “L’urlo” del 1893, appartenente alla serie di opere denominate “Il Fregio della Vita” ad esempio, è la sua opera più conosciuta al mondo, cui l’artista ha voluto rendere omaggio attraverso varie versioni (due di esse sono esposte alla Galleria nazionale e Museo Munch di Olso).

[Edvard Munch, autoritratto at Munch-museet/Munch-Ellingsen]

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Sergio Lucarelli

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