Bob Marley: una vita tra reggae e amore

Conosciamo meglio la vita del mitico Bob Marley. Robert Nesta Marley nasce il 6 febbraio del 1945 a Nine Mile, in Giamaica. Figlio del britannico bianco Norval Sinclair Marley e della giamaicana Cedella Booker, cresce nella città di Kingston e abbandona presto la scuola per dedicarsi al lavoro di saldatore prima di conoscere Neville O’Riley Livingston, abbracciare la religione del rastafarianesimo e fondare gli Wailers insieme a Peter Tosh. Bob Marley è leader, cantante e chitarrista del gruppo quando sposa la corista Alpharita Costancia Anderson nel 1966 e si trasferisce per alcuni mesi nella residenza della madre a Wilmington.

Bob Marley: la carriera e l’impegno politico

Dopo aver prodotto “Catch a Fire” e “Burnin”, album contenente canzoni come “Get Up, Stand Up” e “I Shot the Sheriff”, il complesso si scioglie a favore di una carriera solista dei membri: in questo contesto ha inizio l’ascesa di Peter Tosh e soprattutto della leggenda del reggae che, a partire dagli anni 70’, decide di esibirsi comunque con il nome di “Bob Marley & the Wailers” insieme ai fratelli Carlton e Aston Barrett con il supporto delle “I Threes”. Il 1975 è l’anno di “Natty Dread e dello storico singolo “No Woman, No Cry”, seguito da “Rastaman Vibration” e dal tragico concerto Smile Jamaica, organizzato dal primo ministro del paese (Micheal Manley) con lo scopo di alleggerire le tensioni tra le due fazioni politiche in guerra: un gruppo armato composto da ignoti fa irruzione nella residenza di Bob e ferisce quest’ultimo insieme alla moglie Rita e al manager Don Taylor ma, tuttavia, lo spettacolo ha comunque luogo e si rivela un successo, anche grazie al coraggio del cantante. Nel 1976, Marley si trasferisce brevemente in Inghilterra per registrare “Exodus” e “Kaya”, oltre a dare vita a celebri singoli come “Jammin”, “One Love”, “Three little birds” e “Waiting in Vain”. Durante l’estate dell’anno seguente e, dopo aver notato una ferita nell’alluce destro, comprende di essere affetto da un melanoma maligno: è sufficiente amputare il dito secondo i medici ma, per via della propria scelta di vita, Bob decide di far avanzare la malattia piuttosto che infrangere il proprio giuramento. (official website)

Ultimi trionfali anni e scomparsa

Poco tempo dopo è la volta di One Love Peace Concert, un nuovo evento politico organizzato al fine di interrompere definitivamente le ostilità: su espressa richiesta dello stesso cantante, i due leader rivali (Michael Manley ed Edward Seaga) si stringono la mano sul palco. Tra la fine del decennio e l’inizio degli anni 80’ Marley produce “Survival” e “Uprising”, oltre a prendere parte alle celebrazioni per l’indipendenza dello Zimbabwe. Una trionfale tournée europea segna la fine della leggendaria carriera musicale del rastaman che, sempre più debole e affranto dal melanoma, muore la mattina dell’11 maggio 1981 a Miami dopo aver raccolto a sé i propri figli e detto loro che il denaro non può comprare la vita.

[Photo free by Pixabay]

Cristian Nisticò

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Cristian Nisticò
Tags: Bob Marley

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