Castello di Albola: vigneti e bellezza, un luogo magico tutto italiano

Vigneti fino a perdita d’occhio, i possedimenti di Castello di Albola sono i più grandi di Radda. 900 ettari di cui 157 vitati. Siamo nel Chianti Classico più alto, sul “macigno” come lo chiamano qui. Solatio, il fiore all’occhiello di Castello di Albola: 750 m di altezza, il punto più alto del Chianti. Grappoli difficili da cogliere, una vendemmia in pendenza, svolta a mano.

Al Castello di Albola nulla è facile e tutto è magnifico. Abbarbicato per una strada da cui si gode una vista che difficilmente si può dimenticare.

Castello di Albola

1100: Castello di Albola nasce. Tutte le migliori famiglie nobili di Firenze lo vogliono e lo posseggono, abbagliati dal suo fascino altero e spigoloso. Luogo di villeggiatura e vendemmia per Acciaioli, Samminiati, Pazzi e i Principi Ginori Conti, le cui bottiglie più vecchie di Chianti Classico, risalente agli anni 50, sono ancora conservate nella cantina del luogo. Ma Castello di Albola affascina anche la famiglia Zonin, che lo acquisisce nel 1979, senza alterarne la tipicità e bellezza.

Perfettamente inserito nel paesaggio, antico fuori, moderno al cuore. Castello di Albola è perfettamente inserito nell’architettura del paesaggio con una cantina che possiede tutti gli strumenti e le tecnologie d’avanguardia del settore enologico.

Un posto magico

Nelle cantine del borgo antico le botti grandi di rovere di Slavonia, dove si costruisce la potenza dei Supertuscan. Dagli storici poderi di Castello di Albola (Mondeggi, Selvole, Le Ellere, Sant’Ilario, Acciaiolo, Madonnino, Fagge, Montemaioni, Crognole, Vignale, Il Solatio) nascono altrettanti cru. Ogni lembo di terra e ogni vigneto ha delle caratteristiche esclusive, riconoscibili, tali da essere vinificati separatamente, per esaltare l’identità del singolo podere.

Niente sconti per il Chianti Classico o Riserva che sia. Solo San Giovese al 100%, in purezza, anche se il disciplinare del consorzio prevede un minimo di 80. Poi il vin santo: malvasia bianca aromatica del Chianti e Trebbiano, in buona percentuale e con una vendemmia verde, per regalargli la giusta acidità che lo rende davvero un vino da fine pasto.

Uve colte con amore e lasciate appassire per quattro mesi, riposti poi in caratelli di legno di castagno riempiti per ¾ e lasciate evolvere per otto anni, anche se il disciplinare prevede un minimo di quattro. Caratelle abbondonate per anni in condizioni estreme al piano superiore della cantina: caldo in estate e freddo in inverno per permettere una fermentazione discontinua e lenta. Un vino che forgia il suo carattere nel tempo. Da abbinare con i tipici cantuccini ma certo non da bagnarli; da bere, degustandolo lentamente. Forse non solo un bicchiere.

Solatio Gran Selezione 2010

Il vino di punta di Castello di Albola? Senza ombra di dubbio il Solatio Gran Selezione 2010. San Giovese in purezza proveniente da un unico vigneto, cru icona del castello per un solo ettaro di vigna interamente raccolta a mano. Circa 600 m di altezza, prodotto solo nelle annate migliori, il Solatio si esprime con eleganza e freschezza. Sentori di frutta matura, pepe, mentuccia. Gusto setoso, persistente e dal tannino raffinato. Affinato per circa due anni in botti grandi di rovere francese, rimane per almeno un altro anno in bottiglia prima di essere pronto alla beva. Sicuramente il 2010 rimane, ad oggi, una delle annate più iconiche di tutta la storia della famiglia Zonin.

Ma a Castello di Albola non troviamo solo vino: 4000 piante coltivate per un olio extravergine DOP da un gusto intenso e leggermente speziato. Ottenuto da un blend di varietà locali come il Frantoio, il Leccino, il Moraiolo e il Pendolino, risulta perfetto da abbinare al pane “sciocco”toscano insieme a un vino decisamente sagace.

Chiantishire anche nell’ospitalità: al Castello di Albola alloggiano i membri della famiglia Zonin e gli amici, gli importatori, personalità di spicco e ospiti selezionati. Il Chianti si assapora tra le mura della fortezza, una non scontata rusticità di una campagna che strizza l’occhio alla montagna.

Più la vigna “soffre” per la mancanza di acqua, per il terreno brullo ed erto, più gli acini concentrano il tasso zuccherino. Se a questo vi si aggiunge che la vigna è coltivata in modo tradizionale, con il metodo cordone speronato, ovvero quattro speroni per vigna, due tralci e quindi quattro grappoli, per un totale possibile di 16 grappoli per uva e che a vendemmia ne rimangono meno della metà per concentrare i sentori e la potenza zuccherina, si può facilemente intendere l’alta qualità che si trova anche in un Chianti classico.

Ospitalità discreta per Villa Le Marangole, poco più sotto del Castello di Albola, con sette deliziose camere ristrutturate in stile country chic, con pezzi di antiquariato di famiglia, che le conferiscono un tocco vintage. Una piscina dove rilassarsi che si affaccia sui vigneti, infine Villa Crognole, per sole sei persone, che osserva il Castello. Qui anche i turisti solo selezionati: amanti del vino e del buon bere, prenotano di anno in anno, provenienti da tutto il mondo. Ecco perché lo staff parla perfettamente ogni lingua, dal cinese al russo, per accogliere l’ospite in toto. (sito ufficiale)

Mary Carbonero

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