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Urlo di Munch: ecco perché esistono quattro versioni

Il celebre Urlo di Munch (Der Schrei der Natur), è stato dipinto in ben quattro versioni su cartone da Edvard Munch (realizzate rispettivamente con olio, tempera e pastello) tra il 1893 e il 1910: la primordiale tipologia è esposta nella Galleria Nazionale di Oslo, il Munch Museum si prende cura di due rielaborazioni, mentre il quadro datato 1895 è venduto all’asta (il 2 maggio 2012) per la “modica” cifra di 119,922,600 dollari al Sotheby’s Impressionist and Modern Art di New York.

Urlo di Munch: il significato dell’opera

Il capolavoro dell’Urlo simboleggia angoscia e smarrimento, sentimenti che caratterizzano tutta la vita del pittore, ed è proprio un episodio mondano ad ispirare prepotentemente la vena artistica di Munch.

LEGGI ANCHE: Edvard Munch, l’uomo che dipinse l’angoscia a colori

Nel corso di una passeggiata su un ponte della città di Nordstrand, un attimo di terrore pervade la mente del norvegese che, volenteroso nel rimembrarlo, decide di immortalarlo per sempre. Durante la propria permanenza a Nizza, presso l’Ospedale di San Caterina di Osvaldo, esso descrive l’accaduto come una classica passeggiata con amici (sullo sfondo del quadro si distinguono chiaramente due persone) sulla via del tramonto, trasformatasi da momento di quiete a incessante panico:

“Mi fermai, mi appoggiati stanco morto ad una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare mentre io tremavo ancora di paura… e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”.

L’angoscia dell’Urlo di Munch, sembrerebbe infatti non caratterizzare l’umanità ed il ponte, ma la natura e le proprie forze (acqua, aria). Soffermando il pensiero sul corpo celebrato, è possibile delineare il distacco dall’assoluta quotidianità e realismo (il volto può ricordare vagamente un teschio e l’organismo una deformazione). La prevalente comunicazione dell’opera è espressiva. Il colore con gli accostamenti cromatici (associati a lunghe pennellate tese a deformare i soggetti rappresentati) suggerisce, ad esempio, uno stato emotivo di angoscia. La visione di Munch, tuttavia, non andrebbe letta esclusivamente sul piano introspettivo: anche un fenomeno naturale realmente accaduto (eruzione del Krakatoa) potrebbe aver condizionato l’emozione dell’artista. (Wikipedia)

Urlo di Munch: i furti ad Oslo

Secondo cronaca recente, la versione ospitata al Museo Munch è protagonista di due furti messi a segno a distanza di dieci anni l’uno dall’altro: il 12 febbraio del 1994 (ritrovamento nel maggio) e 22 agosto del 2004 (insieme alla Madonna, rinvenuti entrambi il 31 agosto 2006).

Cristian Nisticò

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