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Io odio Facebook (e per questo lo amo alla follia)

Sono diversi giorni che voglio scrivere questa cosa. Uno sfogo. Una liberazione. Perché la verità è che io odio Facebook. E’ lento, noioso, pieno di pensieri stupidi e grandi verità. E’ come guardare un premio Nobel che snocciola frasi da bacio Perugina.

Detto questo, io amo Facebook. Perché è proprio questa sua capacità di disegnare contorni trash a renderlo unico. Su Facebook i colpi di genio sono accompagnati da clamorosi epicfail. Gli errori di battitura si sprecano, i congiuntivi si perdono in un buco nero fatto di like, gli occhi rossi nelle foto sono la nostra coscienza che ci giudica. Scrollare non serve. E’ un circolo vizioso senza fine.

Poi ci sono i giusti. E ci sono gli sbagliati. Ci sono i buoni e i cattivi. Non importa cosa pensi. Importa solo l’etichetta che porti. Se parli della morte di David Bowie sei cattivo, perché in realtà di lui non ti è mai fregato nulla. Sono i buoni che te lo dicono. Se non ne parli sei cattivo, perché il tuo cinismo non fa bene alla società. Sono sempre i buoni che te lo dicono. Se non parli di Istanbul sei un ipocrita, perché la bandiera della Francia te l’eri pittata sulla faccia del profilo. Ma se ne parli sei comunque cattivo, perché tu di geopolitica mondiale non ne sai una beata mazza e devi tacere. Se dici che non vuoi i mussulmani, sei cattivo e pure razzista. Se lo scrivi con una sola S sei pure ignorante, perché i buoni non sanno che sul vocabolario italiano c’è “musulmano” e pure “mussulmano”. Se dici che bisogna integrare gli zingari sei cattivo e li devi portare a casa tua. Se invece non li vuoi sei comunque cattivo perché i buoni sono sempre buoni. E tu sei sempre e comunque cattivo.

Facebook è tutto qui. Un frullato di ipocrisia e frustrazioni. Andy Warhol disse che avremmo avuto tutti i nostri 15 minuti di popolarità, ma non sapeva che sarebbe arrivato Mark con il suo esercito di like. Siamo la banda dei selfie. Facebook è una portineria dopata di lsd allo stato gassoso dove sarebbe meglio scrivere sul citofono “manicomio”. Il problema è che basta guardare da vicino per vederci scritto “chissenefrega”. Funziona così. Polemizziamo su tutto, ma alla minima replica ce ne sbattiamo alla grande. Siamo tutti rompicoglioni che se ne fregano. Un ossimoro orwelliano. Un rebus degno delle scale di Escher. Questa cosa mi fa incazzare, ma fondamentalmente me ne frego. Odi et Amo. Sapete mica da che parte si esce?

[Photo by mchescher.com]

Silvio De Rossi

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Silvio De Rossi
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