Social Recruiting Adecco
Chiamatelo Social Recruiting: il web è sempre più importante per chi cerca un lavoro e per i recruiter italiani. Analizziamo l’indagine Adecco Work Trends Study che per il 2015 ha coinvolto 2.742 candidati e 143 recruiter. Oggi, le attività di ricerca di lavoro da parte dei candidati e di ricerca di profili professionali da parte dei recruiter si svolgono per la maggior parte sul web, rispettivamente con l’80% e il 64%. In particolare, dal lato dei recruiter si riscontra un notevole incremento rispetto all’edizione passata, pari al 19% delle attività svolte, segno del fatto che ormai il recruiting si compie per mezzo di strumenti digitali. Si prevede un’ulteriore crescita dell’uso dell’online per queste attività fino al 71% nel 2016. Benché le bacheche di annunci online e le sezioni “Lavora con noi” dei siti aziendali ricoprano ancora un ruolo predominante, rispetto allo scorso anno cresce l’uso di LinkedIn e Facebook a scopo professionale, sia per i recruiter che per i candidati.
I recruiter adoperano i social network principalmente per cercare candidati passivi (78,3%), verificare i CV ricevuti (75,5%) e la rete del candidato (67,1%), controllare i contenuti pubblicati (57,3%) e la digital reputation (50,3%). I candidati, invece, per cercare lavoro (51%), diffondere il proprio CV (50%) e creare o coltivare la propria rete professionale (49,2%), migliorare il proprio personal branding (46,2%) ma anche per cercare recruiter (42,8%) e controllare le pagine di potenziali datori di lavoro (47%).
A trovare lavoro grazie ai social network è l’8,4% dei candidati (+1,4% rispetto al 2014). Chi cerca lavoro, inoltre, lo fa sempre più anche per mezzo dello smartphone (6 candidati su 10), mentre solo 4 recruiter su 10 hanno cercato potenziali candidati tramite mobile.
Confermata l’importanza dei social e professional network quando si tratta di reputazione online. Aumenta il numero di recruiter (35% rispetto ai 25,5% dello scorso anno) che dichiarano di aver escluso potenziali candidati dalla selezione in seguito alla pubblicazione di contenuti o foto improprie sui profili social.
L’indagine Work Trends Study si è posta l’obiettivo di cogliere quanto il fenomeno dello Smartworking sia diffuso e conosciuto in Italia. Il 67,7% dei candidati dichiara di non averne mai sentito parlare, così come il 28% dei recruiter. Lo smartworking, che è inteso dagli intervistati principalmente come flessibilità di luogo e di orario di lavoro, d’altra parte è presente in un’azienda su 2. Tra i lavoratori, sebbene ancora poco consapevoli del fenomeno, lo smartworking sarebbe molto gradito: più della metà di loro infatti vorrebbe poter lavorare da fuori ufficio al fine di un migliore work life balance e di una maggiore possibilità di gestirsi in autonomia. Tuttavia, si ritiene che lo smartworking sia di difficile diffusione prevalentemente a causa della struttura e dell’organizzazione delle aziende (59,4%) e di una mancanza di investimenti nella gestione del cambiamento (51%).
“I risultati dell’indagine – ha dichiarato Andrea Malacrida, Amministratore Delegato di Adecco Italia – dimostrano come le aziende, dopo un’adozione progressiva del digitale ai fini del recruiting, stiano oggi sfruttando i social e professional network con obiettivi fortemente strategici e con una previsione di investimento futuro. La maturata consapevolezza delle potenzialità di questi strumenti digitali porta recruiter e candidati a incontrarsi su un ulteriore terreno comune. Anche per questo Adecco, nelle proprie attività di orientamento e formazione rivolte ai candidati come il Digital CV Check, offre supporto e consigli per accompagnare più efficacemente i candidati nel loro percorso di carriera”. L’indagine è stata condotta da Adecco, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a livello internazionale su 26 Paesi, coinvolgendo un totale di 31.000 candidati e 4.100 recruiter.
(Clicca qui per la sezione del sito Adecco.it dedicata al Work Trends Study e alle passate edizioni della ricerca Social Recruiting)
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