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BMW 100 anni: la storia di un marchio glorioso

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Nel 1916 nasceva la BMW: In 100 anni di vita quest'azienda si è ritagliata un posto di primaria importanza nell'olimpo dei maggiori costruttori mondiali.

Un secolo fa venne fondata la BMW. Esattamente il 7 marzo 1916. In cento anni di vita quest’azienda si è ritagliata un posto di primaria importanza nell’olimpo dei maggiori costruttori mondiali. Ripercorriamo quindi le tappe principali di questa storia gloriosa.

Nel pieno del primo conflitto mondiale le commesse militari di veicoli da parte dell’imponente macchina da guerra della Germania sono elevate. Un ruolo crescente lo ricopre anche la giovane aviazione. Il 7 marzo 1916 venne registrato a Monaco l’atto notarile che sanciva la nascita della Bayerische Flugzeugwerke, dalle ceneri della Flugmaschinenfabrik di Gustav Otto, figlio di Nikolaus August Otto, l’inventore del motore a quattro tempi.

Viene considerata questa la vera data di nascita della BMW, che acquisì il suo nome attuale di Bayerische Motoren Werke nel 1917, dopo l’incorporazione della Rapp Motoren Werke di Karl Rapp. Sia Otto che Rapp furono estromessi dalle rispettive aziende prima della fusione. I primi uomini chiave della nuova società furono il dirigente Franz Josef Popp, il finanziere Camillo Castiglioni e il progettista Max Friz. Nel 1917 nacque anche lo stemma con la doppia elica stilizzata, rimasto essenzialmente invariato fino ad oggi. I colori bianco e blu sono quelli ufficiali dello Stato della Baviera.

Gli Anni ’20: le moto

La sconfitta bellica della Germania e il conseguente trattato di Versailles obbligarono l’ex impero guglielmino a smantellare la propria industria aeronautica. Quindi i dirigenti della BMW decisero di convertirsi alla produzione motociclistica. Nel 1923 la prima BMW Motorrad uscì dalla fabbrica di Lerchenauer Strasse, 76 a Monaco, dove tuttora si trova il quartier generale. La moto si chiamava BMW R 32. Montava un motore boxer, soluzione usata ancora oggi.

1928: la prima automobile

Nel 1928 la BMW procedette ad un’espansione acquistando la compagnia Fahrzeugfabrik Eisenach, che produceva su licenza una versione tedesca dell’automobile Austin 7, chiamata Dixi 3/15. Dopo l’acquisizione diventò dunque la BMW 3/15.

Anni ’30 e ’40: le prime corse e di nuovo gli aerei

Con l’ascesa al potere del nazismo la Germania rapidamente riprese la produzione di armamenti. La BMW tornò in modo importante alla costruzione dei motori d’aviazione, che proseguì per tutto il secondo conflitto mondiale, equipaggiando i caccia più veloci della Luftwaffe. Ma la produzione automobilistica non venne interrotta. Nel 1933 il modello 303 introdusse il motore a sei cilindri in linea, inoltre adottò la calandra a doppio rene che diventò il classico segno di riconoscimento di tutte le BMW fino ad oggi.

Nel 1936 arrivò la 328 che segnò l’esordio della BMW nelle competizioni. Partecipando alle corse sport della classe 2.0, vinse a ripetizione. La produzione di serie della casa cominciò a specializzarsi in modelli di lusso a bassa diffusione e alto prezzo.

Le difficoltà del Dopoguerra e degli Anni ’50

Dopo la catastrofe bellica, le forze vincitrici requisirono l’intero apparato industriale tedesco, fra cui le fabbriche della BMW, quelle sopravvissute ai bombardamenti, al contrario dell’impianto di Monaco che venne raso al suolo. Nel 1945 la produzione riprese in parte e in piccola scala, con la costruzione di apparecchiature domestiche. Nel 1948 si tornò alle moto con la R 24, una versione migliorata della R 23 di prima della guerra. Ottenne un ottimo successo di vendite. Nel 1951 ricominciò anche la produzione automobilistica con la 501, una grande berlina a sei posti. Nel 1955 uscì anche la spider sportiva 507, dall’affascinante design.

Tuttavia la situazione finanziaria era molto negativa e lo rimase per quasi tutti gli anni ’50. Mancavano le risorse per progettare e produrre un modello economico, che avrebbe potuto ottenere buone vendite. La dirigenza quindi acquistò la licenza per costruire in Germania col proprio marchio la micro-car italiana Isetta, della Iso Rivolta.

La BMW Isetta conseguì ottimi risultati commerciali, ma non furono sufficienti a fermare la crisi, al punto che nel 1959 la Daimler Mercedes-Benz fece un’offerta di acquisizione dell’azienda. Ma i piccoli azionisti e i lavoratori si opposero. Il principale azionista Herbert Quandt aumentò la propria partecipazione nell’azienda e assunse il compito della ristrutturazione. Così la BMW rimase indipendente. La famiglia Quandt detiene ancora oggi la principale partecipazione azionaria del gruppo, attraverso i figli di Herbert, Stefan e Susanne.

Gli Anni ’60: la rinascita

Nel 1961 venne presentata la 1500, una berlina d’impostazione moderna, compatta e sportiva. Le vendite furono eccellenti e risollevarono l’azienda, che nel 1963 tornò a distribuire dividendi. La 1500 inaugurò un’intera linea di berline e coupé con tale impostazione, tutte con motore a quattro cilindri. La serie venne chiamata Neue Klasse, nuova classe.

Nel 1967 la situazione era talmente florida che la ricostruita fabbrica di Monaco aveva saturato la capacità produttiva. Venne quindi avviata l’espansione costruendo l’impianto di Dingolfing, che diventerà negli anni la principale fabbrica del gruppo. Per ricavare spazio a Monaco, nel 1969 la produzione motociclistica fu trasferita alla fabbrica di Berlino-Spandau.

Gli Anni ’70: l’espansione mondiale

La nascita della consociata finanziaria BMW Kredit, la costruzione di una fabbrica in Sudafrica a Rosslyn, la costruzione della gigantesca torre quadricilindrica di Monaco per ospitare il nuovo quartier generale, l’inaugurazione del museo. Tutto questo avvenne nei primi anni ’70, che videro la BMW affermarsi come costruttore di prima grandezza nel mondo, sotto la guida del presidente Eberhard von Kuenheim. I modelli simbolo di questa decade furono riuniti sotto la sigla 02.

Nel senso che il loro nome numerico terminava in quel modo: 1602, 2002, 1802 e 1502. Le prime due cifre indicavano la cilindrata; le ultime due le portiere, infatti erano tutte a due porte. Erano un’evoluzione della Neue Klasse. E’ soprattutto la 2002 ad essere ricordata ancora oggi. La versione base del 1971 montava un potente motore 2.0 da 130 cavalli ad iniezione meccanica. Ma nel 1973 arrivò la 2002 Turbo, indimenticabile con quella fascia tricolore sul paraurti anteriore. Fu la prima auto europea di produzione ad adottare la sovralimentazione tramite turbocompressore. La potenza arrivava a 170 cavalli, un’enormità per l’epoca in una berlina. Successivamente arrivarono le berline a quattro porte Serie 3 e Serie 5.

Nel 1972 nacque anche la divisione Motorsport, cioè la BMW M, per lo sviluppo delle vetture sportive stradali e da competizione. La 2002 Turbo fu appunto una delle sue creazioni. Nel 1975 fu seguita dalla M1, progettata appositamente per partecipare al campionato ProCar.

Gli Anni ’80: l’epopea della M3 e i trionfi sportivi

Negli anni Ottanta la BMW intensificò i programmi sportivi. Da ricordare ovviamente la vittoria nel campionato del mondo di Formula 1 nel 1983, motorizzando la Brabham di Nelson Piquet.

Ma nel 1985 la casa produsse un modello che sarebbe diventato una vera icona nel mondo dell’automobile: la M3. Era una versione sportiva della Serie 3. L’obiettivo era produrne una serie limitata per omologarla alle competizioni Turismo Gruppo A. La serie originale, codice E30, aveva un motore a quattro cilindri 2.3, aspirato a 16 valvole; potenza di 200 cavalli e comportamento stradale di assoluta eccellenza. Nata per correre, insomma. Le vittorie furono numerose nei campionati di tutta Europa. La M3 resta uno dei modelli più prestigiosi in listino ancora oggi.
La M Division realizzò anche un possente motore V12 6.0, usato originariamente sul prototipo M8 del 1989, mai prodotto in serie. Questo propulsore però fu adottato dalla McLaren F1 che vinse la 24 ore di Le Mans del 1995.

A cavallo dei due Secoli: i SUV, la MINI e la ROLLS-ROYCE

Nel ventennio che ha accompagnato il passaggio dal XX al XXI secolo la BMW ha proseguito la sua espansione senza conoscere significative interruzioni. E’ il periodo delle acquisizioni. Nel 1994 rileva il gruppo Rover dalla British Aerospace. Nel 2000 vende alla Ford la Land Rover e gli altri marchi al Consorzio Phoenix, tenendo per sé solo la Mini.

Il periodo di controllo della Land Rover ha consentito al gruppo tedesco di acquisire un importante know how tecnologico nel settore delle trazioni integrali. Questo ha rivestito una grande importanza quando la BMW ha deciso di entrare nel mondo dei Suv. Il primo modello fu la media X5, nel 1999. Nel 2003 arrivò la più piccola X3; nel 2008 la versione sportiva a due porte della X5, cioè la X6; per completare la serie con la compatta X1 nel 2009.
L’era delle acquisizioni si è consolidata col rilancio della Mini, completamente trasformata a partire dal 2000, e con l’acquisto nel 2003 della prestigiosa Rolls-Royce.

Per quanto riguarda le competizioni, va ricordato il ritorno in Formula 1, come fornitore di motori della Williams dal 2000 al 2005 e direttamente dal 2006 al 2009 come team Sauber BMW. Tuttavia i risultati non furono apprezzabili. Nell’endurance invece arrivarono altri successi importanti, questa volta con una vettura completa, il prototipo BMW V12 LMR, sviluppato in collaborazione con la scuderia Williams; questa vettura vinse la 24 ore di Le Mans del 1999.

BMW Oggi: l’evoluzione tecnologica

Il secondo decennio del XXI secolo ha visto la BMW entrare nel mondo dell’elettrificazione, date le norme sulle emissioni sempre più stringenti. Nel 2013 è arrivata la compatta i3, una sportiva elettrica dal design originale. Nel 2014 è seguito il futuristico prototipo i8, una supercar totalmente elettrica. La produzione regolare invece ha visto progressivamente l’ingresso di modelli ibridi plug-in. Nel 2016, allo scoccare del centesimo compleanno, i programmi per un futuro sempre più tecnologico, all’insegna dell’interconnessione, della compatibilità ambientale e dell’automazione spinta. Lo hanno chiamato BMW Vision Next 100. Ma hanno conservato saldamente lo slogan “piacere di guidare”. (sito ufficiale)

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